martedì 30 dicembre 2008

Anniversario strage del CPT " Serraino Vulpitta" di Trapani

Domenica 28 dicembre, nono anniversario della strage del CPT "Serraino Vulpitta" di Trapani, il Coordinamento per la Pace ha dato vita a un pomeriggio di mobilitazione con due manifestazioni antirazziste per solidarizzare con gli immigrati e pretendere la chiusura di tutti gli odierni Centri di identificazione ed espulsione.
Nel primo pomeriggio, gli antirazzisti hanno organizzato un presidio davanti il "Vulpitta" per esprimere il calore e la solidarietà della Trapani che non dimentica e che non si rassegna ai tempi terribili in cui viviamo, fatti di leggi razziste e di quotidiane ingiustizie. Dalle parole degli immigrati trattenuti è emerso il solito quadro di invivibilità della struttura trapanese: mancanza di riscaldamenti e insufficienza di acqua calda corrente, scarsa qualità dei pasti somministrati, superficiale assistenza medica a base di Aulin buono per ogni tipo di malanno. Una serie di denunce, sostenute anche da un recente sciopero della fame, che smentiscono categoricamente la propaganda mediatica con cui le autorità locali e nazionali continuano a veicolare un'immagine positiva ed efficiente del sistema di accoglienza in provincia di Trapani. Basti pensare che i soggetti che gestiscono a Trapani il tanto elogiato centro di identificazione di Salinagrande sono gli stessi che si occupano del CIE "Serraino Vulpitta".
Gli immigrati (trentasette al momento attuale) hanno più volte sottolineato l'intollerabilità della loro detenzione in relazione al fatto che non hanno commesso reati. In più di un caso, è stato denunciato il meccanismo con cui perdendo il lavoro si diventa automaticamente clandestini perdendo così il diritto a restare in Italia: anche se - giusto per fare un esempio - sono anni che vivi e lavori in questo paese e, nel frattempo, hai messo su famiglia.
Nelle parole dei reclusi vibrava tutto lo sdegno per un sistema di leggi razziste che rendono impossibile la vita a donne e uomini che cercano in Europa una vita migliore. Le urla di libertà e di solidarietà tra chi era dentro e chi era fuori si scioglievano in un applauso reciproco carico di affetto e di rabbia.



I manifestanti si sono poi spostati in centro storico per un presidio di controinformazione antirazzista: con un fitto volantinaggio e un costante speakeraggio al megafono, gli antirazzisti hanno attirato l'attenzione dei numerosissimi passanti che affollavano le vie del centro storico per la classica passeggiata natalizia. Mentre veniva riferito ciò che gli immigrati ci avevano raccontato poche ore prima, sugli striscioni del Coordinamento per la Pace e degli anarchici si leggeva che gli antirazzisti non dimenticano la strage del CPT "Vulpitta" e che la solidarietà agli immigrati non può prescindere dalla libertà e dal rispetto dei diritti umani fondamentali.

Coordinamento per la Pace - Trapani

sabato 27 dicembre 2008

Comunicato comunista anarchico sulla crisi economica globale e sul G20

1. L’attuale crisi è tipica delle crisi che con regolarità colpiscono l’economia capitalista. La “sovrapproduzione”, le speculazioni ed i successivi collassi sono inerenti al sistema. (Come ha notato fra gli altri Alexander Berkman, ciò che gli economisti capitalisti chiamano sovrapproduzione è in realtà sottoconsumo: il capitalismo impedisce a grandi numeri di persone di trovare la soddisfazione dei propri bisogni, minando così i propri mercati.)

2. Qualsiasi soluzione alla crisi che i capitalisti ed i governi possano ideare rimarrà una soluzione all’interno del capitalismo. Non sarà una soluzione per le classi popolari. Infatti, così come in ogni crisi, a pagare saranno i lavoratori ed i poveri, mentre il capitale finanziario si salva con ingenti somme di denaro. Si tratta di una situazione che con ogni probabilità continuerà. Nessun cambiamento all’interno del capitalismo può risolvere i problemi delle classi popolari; ancor meno potrebbe giungere una tale soluzione da un singolo politico quale Barack Obama. Il di più che tali politici riescono a fare è svolgere un ruolo nell’offrire una via d’uscita ai capitalisti, e forse lasciare qualche briciola alle classi lavoratrici.

3. Il salvataggio delle banche dimostra non solo quali interessi lo Stato serve, ma anche la propensione del tutto pretestuosa dei capitalisti ad ergersi quali difensori del libero mercato. I capitalisti hanno sempre parteggiato per i mercati quando sta comodo a loro, e per la regolamentazione statale e i sussidi quando gli servono. Il capitalismo non avrebbe mai potuto esistere senza il sostegno dello Stato.

4. Negli USA, nel Regno Unito ed altrove, il salvataggio delle banche prende la forma di nazionalizzazione degli istituti finanziari, con il pieno approvazione del capitale. Ciò dimostra che i capitalisti non hanno alcun problema rispetto alla proprietà statale, e che la nazionalizzazione non ha niente a che fare con il socialismo. Anch’essa può essere un buon modo per turlupinare la classe lavoratrice. Dovremmo essere noi a prendere il controllo sull’economia e non lo Stato.

5. A causa della globalizzazione del capitale sotto il neoliberismo, la classe dominante riconosce che anche la soluzione non può che essere globale. Il G20 si riunisce dal 15 novembre per discutere la crisi ed è un fatto significativo. I capi degli USA, dell’Europa e del Giappone cominciano a capire che non possono affrontare il problema da soli; che oltre a se stessi, hanno bisogno delle altre potenze, in particolare della Cina (che sta per diventare uno dei massimi produttori industriali ed è prossimo a diventare la terza economia del mondo). Anche l’India, il Brasile ed altre economie “emergenti” avranno un posto al tavolo. Potrebbe essere questo il riconoscimento – già sussurrato da qualche anno – che le decisioni economiche al mondo d’oggi non possono essere prese dal solo G8. E’ probabile che si tratti di un cambiamento nella gestione del sistema economico globale.

6. Non poniamo le nostre speranze nell’inclusione delle nuove potenze capitaliste. Il governo cinese si spaccia per socialista; altri, quali Lula del Brasile e Motlanthe del Sud Africa, si spacciano per campioni dei poveri. Ma sono tutti difensori del capitalismo, sfruttatori e oppressori dei loro popoli, e sempre più sfruttatori imperialisti o sub-imperialisti di altri popoli.

7. Le classi popolari devono mobilitarsi, se si vuole che questa crisi non porti ad una totale sconfitta per le classi popolari di tutto il mondo, alla povertà, allo sfruttamento ed alla guerra. Rivendichiamo il salvataggio, non dei capitalisti, ma di noi stessi. Noi comunisti anarchici ci batteremo perché chi ha comprato casa con un mutuo subprime possa essere salvato e possa tenersi la casa. Continueremo a sostenere e ad impegnarci nelle lotte per il lavoro con uno stipendio migliore, per la riduzione dell’orario di lavoro, per la casa, per i servizi pubblici, per la sanità pubblica, per il welfare e la scuola pubblica, per la protezione dell’ambiente. Ci battiamo per mettere fine alle guerre imperialiste ed alla repressione che colpisce la nostra classe e le sue lotte.

8. Queste rivendicazioni vengono fatte ora in risposta alla riunione del G20, ma continueremo a farle in futuro. Attraverso tali rivendicazioni ed attraverso l’azione diretta possiamo realizzarle, e lavoreremo verso la costruzione di un movimento globale delle classi popolari che possa porre fine al capitalismo, allo Stato e alle crisi che questi creano.


Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)

Alternative Libertaire (Francia)

Melbourne Anarchist Communist Group (Australia)

Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa)

Federação Anarquista do Rio de Janeiro (Brasile)

Common Cause (Ontario, Canada)

Unión Socialista Libertaria (Perù)

Union Communiste Libertaire (Québec, Canada)

Liberty & Solidarity (Regno Unito)

Asociación Obrera de Canarias/Ēššer Ămăhlan n Təkanaren (Africa)

Anarchistische Föderation Berlin (Germania)

giovedì 25 dicembre 2008

Senza stipendio. Occupata fabbrica di megayacht

riceviamo e postiamo

Inviato da: "Andrea" a "Assemblea!": una rete di lavoratori

Gio 25 Dic 2008 11:02 am
LAVORO: SENZA STIPENDIO, OCCUPATA FABBRICA MEGAYACHT A TERMINI IMERESE (AGI) - Palermo, 24 dic. - Hanno occupato l’azienda i circa 150 lavoratori della “Boats” di Termini Imerese, l’unica a non essere ricorsa alla cassa integrazione nell’area industriale dominata dalla Fiat e dall’indotto. Le commesse ci sono, ma la fabbrica di megayatch non ha pagato gli stipendi di novembre attesi a meta’ dicembre e che, secondo un’intesa, dovevano essere versati ieri; stesso discorso per le tredicesime e si teme anche per le buste paga del mese corrente. Cosi’ i dipendenti hanno passato la notte in cantiere, in attesa di una risposta. I sindacati avevano anche messo sul tavolo la disponibilita’ a una liquidazione delle tredicesime in piu’ rate, ma anche questo non e’ servito a sbloccare la vertenza. L’impresa ha fatto sapere che, all’ultimo momento, la banca verso cui e’ esposta si e’ tirata indietro e non ha concesso ulteriori dilazioni. “E’ stato un brutto colpo - dice Vincenzo Comella della Uilm - inferto proprio sotto Natale. Gli operai hanno passato la notte in azienda anche perche’ non hanno i soldi per il treno che li dovrebbe portare a casa. E poi non hanno il coraggio di dire alle loro famiglie che non potranno festeggiare serenamente il Natale”. “Una vicenda dolorosa - aggiunge Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil - che si trascina da tempo. Questo e’ l’unico settore che in questa fase difficile continua a tirare. Ci sono le commesse, ma a quanto pare le banche non danno una mano. I lavoratori sono stati pazienti, ma si prevede un ulteriore aggravamento della situazione e sono allo stremo”. (AGI)

mercoledì 17 dicembre 2008

lo Stato/Capitale uccide!

Sede sindacale occupato ad Atene

La sede della Confederazione Generale del Lavoro della Grecia (GSEE, affiliata CSI) ad Atene è stata occupata dai lavoratori, che hanno rilasciato un comunicato in cui dicono che le loro azioni hanno lo scopo di "sfatare il mito generato dai media che i lavoratori non avrebbero partecipato agli scontri e che la rabbia di questi giorni sarebbe dovuta a qualche centinaia di 'mascherati', 'teppisti' ed altre favole simili". Gli striscioni appesi davanti al palazzo dicono: "Dagli 'incidenti' sul lavoro agli assassinii a sangue fredda - lo Stato/Capitale uccide!"; "Nessuna persecuzione! Rilascio immediato di tutti gli arrestati!"; "Sciopero Generale!"; "L'autorganizzazione dei lavoratori sarà la tomba dei padroni!".

******************

Communicato No.1

"O saremo noi a determinare la nostra storia o lasceremo che la si determini senza di noi"


Noi operai, impiegati, disoccupati, precari, greci o migranti, non ce ne stiamo davanti ai televisori, passivi. Dall'assassinio di Alexandros Grigoropoulos la notte di sabato, abbiamo partecipato alle manifestazioni, agli scontri con la polizia, alle occupazioni al centro e nei quartieri. Abbiamo spesso dovuto lasciare i nostri posti di lavoro ed i nostri obblighi quotidiani per poter scendere in piazza con gli studenti delle scuole superiori e delle università e con gli altri proletari in lotta.

Abbiamo deciso di occupare la sede della GSEE:

* per trasformarla in un luogo di libera espressione e di incontro per tutti i lavoratori;

* per sfatare il mito generato dai media che i lavoratori non avrebbero partecipato agli scontri e che la rabbia di questi giorni sarebbe dovuta a qualche centinaia di "mascherati", "teppisti" ed altre favole simili, mentre sugli schermi dei telegiornali i lavoratori venivano presentati come le vittime degli scontri, e mentre la crisi del capitalismo in Grecia e in tutto il mondo porta a innumerevoli esuberi e che i media tratta come "fenomeno naturale";

* per svergognare e denunciare il ruolo della burocrazia sindacale nel minare l'insurrezione, e non solo. La GSEE e l'intero meccanismo sindacale che la sostiene da decenni, mina tutte le lotte, svende la nostra forza lavoro in scambio di briciole, perpetua il sistema di sfruttamento e schiavitù salariale. La posizione della GSEE mercoledì scorso è indicativa: la GSEE ha cancellato la manifestazione programmata dei lavoratori in sciopero generale, limitandosi all'organizzazione di un breve incontro in Piazza Syntagma e assicurandosi che la gente andasse via subito dopo, per paura che potesse essere infettata dal virus dell'insurrezione;

* per aprire questo spazio per la prima volta - come continuazione dell'apertura sociale creata dalla stessa insurrezione -, uno spazio che è stato costruito con i nostri contributi, uno spazio dal quale eravamo esclusi. In tutti questi anni abbiamo affidato il nostro futuro ai salvatori di ogni genere e siamo sempre finiti col perdere la nostra dignità. Come lavoratori, dobbiamo cominciare ad assumere le nostre responsabilità e porre fine al sistema di assegnare le nostre speranze a capi "saggi" o rappresentanti "abili". Dobbiamo acquisire la nostra propria voce, intenderci, discutere, decidere e... agire. Resisteremo contro l'attacco generalizzato. E l'unico modo e tramite la creazione della resistenza collettiva di base;

* per propagare l'idea dell'autorganizzazione e della solidarietà nei luoghi di lavoro, nei comitati di lotta e negli organismi di base, e abolire i burocrati sindacali.

In tutti questi anni abbiamo conosciuto solo la miseria, l'arruffianamento e la violenza sul lavoro. Ci siamo abituati a contare i nostri invalidi e i nostri morti: a causa dei cosiddetti "incidenti" di lavoro. Ci siamo abituati a ignorare i morti dei migranti - i nostri fratelli di classe. Ora siamo stanchi di vivere con l'ansia di assicurarci uno stipendio, di pagare i contributi, con la promessa di una pensione che ora ci sembra un sogno dell'aldilà.

Così come lottiamo per non abbandonare le nostre vite ai padroni e ai burocrati sindacali, non abbandoneremo alcun insorto arrestato allo Stato e al meccanismo giuridico.

Rilascio immediato degli arrestati!
Nessuna accusa agli arrestati!
Autorganizzazione dei lavoratori!
Sciopero Generale!


Mercoledì 17 dicembre 2008, ore 18.00
Assemblea dei lavoratori alla sede "liberata" della GSEE


Assemblea Generale dei Lavoratori Insorti


http://gseefreezone.blogspot.com/

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio relazioni internazionali

www.fdca.it

www.anarkismo.net/article/11006


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lunedì 15 dicembre 2008

LO STATO UCCIDE




LUNEDI 15 DICEMBRE ORE 17
PRESIDIO DAVANTI IL CONSOLATO DI GRECIA
VIA NOTO, 34 - PALERMO

La sera di sabato 6 dicembre, un poliziotto greco spara a bruciapelo a un ragazzo di quindici anni, Alexis Grigoropoulos, che si trovava nei pressi di un locale in compagnia di altri suoi amici nel popolare quartiere di Exarchia, ad Atene.
Immediatamente, fonti poliziesche e governative hanno cercato di addossare colpe inesistenti alla comitiva di ragazzi sostenendo che si trattasse di una manifestazione politica in cui degli anarchici avevano attaccato la pattuglia di polizia.
Grazie a numerose testimonianze e all’opera di controinformazione dei compagni greci, la verità dei fatti è stata svelata: la polizia greca ha dapprima provocato con pesanti insulti e poi ha consumato il delitto con fredda lucidità.
Da quella sera è scoppiata la rivolta in tutte le città della Grecia: la popolazione, esasperata e indignata dalla quotidiana brutalità della polizia, si sta rivoltando contro il governo e le istituzioni greche che da anni ormai mortificano il paese con la loro corruzione, con lo sfruttamento e la devastazione delle risorse collettive, con la privatizzazione dei servizi che genera malessere e precarietà diffusa.
Una situazione insostenibile alla quale il popolo greco sta reagendo con determinazione dando una lezione durissima ai detentori del potere politico ed economico che hanno ridotto la Grecia in ginocchio.
La violenza è connaturata al potere. In particolare, lo stato scatena la sua violenza quando le tensioni sociali sono incontrollabili. Noi anarchici ce lo ricordiamo bene: il 15 dicembre del 1969 il compagno Giuseppe Pinelli fu scaraventato dalla finestra dell’ufficio del commissario Calabresi della questura di Milano: era stato interrogato per tre giorni di fila perché ingiustamente accusato di complicità nell’esecuzione della strage di Piazza Fontana. Oggi, a 39 anni di distanza, la verità storica è ormai consolidata: Piazza Fontana fu la prima strage di stato consumata nell’ambito della strategia della tensione con cui gli apparati istituzionali terrorizzarono il paese per frenare le lotte sociali che si erano sviluppate alla fine degli anni ’60.
Noi non dimentichiamo i crimini del potere di ieri e di oggi!
Noi non dimentichiamo Giuseppe Pinelli, Alexis Grigoropoulos e tutte le vittime della violenza di stato!

Coordinamento anarchico palermitano

sabato 13 dicembre 2008

"assemblea" una rete di lavoratori

"Assemblea!": una rete di lavoratori

Messaggi relativi a questo riassunto (8 Messaggi)

1.

ancora orti all'ILVA di taranto Da: Andrea

2.

Considerazioni sulle manifestazioni di oggi Da: pietroancona@tin.it

3.

[R28A] - "Lo sciopero è riuscito, bisogna continuare" Da: Andrea

4.

Sciopero del 12 dicembre. Sindacalismo di base Da: Assemblea lavoratori autoconvocati

5.

Sciopero del 12 dicembre. CGIL Da: Assemblea lavoratori autoconvocati

6.

Fw: UNICOBAS: COMMENTO ALL'ACCORDO SULLA SCUOLA Da: donatoromito@tiscalinet.it

7.

Contro il nucleare Da: sergiocimino

8.

15 dicembre a Chiaiano: Mobilitazione generale contro l'innesco dell Da: sergiocimino

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Messaggi

1.

ancora orti all'ILVA di taranto

Inviato da: "Andrea" a.fiore@libero.it fiorettian

Sab 13 Dic 2008 11:08 am

Ieri un altro lavoratore è morto all'Ilva di Taranto. Un manutentore di una ditta d'appalto. Il terzo dall'inizio dell'anno. Si chiamava Jan Zygmuntjan Paurowicz, aveva 54 anni ed era all'ultimo giorno di lavoro nell'altoforno.
Lo vogliamo ricordare con questo testo di Francesca Caliolo che racconta la storia di suo marito, un altro operaio che lavorava all'Ilva, un altro operaio morto sul posto di lavoro, da solo.
Francesca scrive immedesimandosi nel marito, facendo come se lei fosse lui. Racconta, in poche pagine struggenti, la sua ultima giornata «da vivo». Da qualche tempo Francesca
gira l'Italia per raccontare la storia di suo marito, il dolore e l'ingiustizia per lei e per i suoi figli di quella assenza. Perché non ci sia più assuefazione, fatalismo, silenzio.

Francesca Caliolo

Il giorno in cui misi piede per la prima volta come operaio nel cantiere Ilva di Taranto, fui preso dallo sconforto, come mai mi era accaduto nella mia lunga esperienza lavorativa. Difficile arrivare alla fine di quella giornata. Trovare quel lavoro non era stato facile: dopo mesi di mobilità e
decine di domande inoltrate a ditte del settore, un contratto a due mesi mi aveva dato respiro. Conoscevo già il cantiere per averci lavorato in
trasferta qualche anno prima. Quella sensazione che avevo ora però, era di
definitiva appartenenza a quel luogo e questo mi infondeva pessimismo per il
futuro. Dovevo avere un´espressione molto avvilita se, tornato a casa, mia
moglie mi abbracciò forte, dicendosi sicura che presto avrei trovato
qualcosa di meglio. Invece restai in quella ditta per due anni, passai in
un´altra come caposquadra per altri due, per poi tornare alla prima,
divenendo vice-capocantiere circa tre anni dopo.
Questo scatto di livello mi gratificò, gravandomi al tempo stesso di una
grande responsabilità, a causa di lavori molto impegnativi che eravamo
chiamati a fare. Ciò che restava immutato era il paesaggio.
Contro un cielo velato dai fumi, si stagliavano bizzarre architetture: come
cattedrali futuriste consacrate alla grande economia, svettavano numerose
ciminiere, attorniate da condutture metalliche che percorrevano in lungo e
in largo la città-cantiere, trasportando enormi quantità di gas, per
arrivare ai potenti altoforni capaci di ridurre i metalli in lava
incandescente.
A fumi e vapori si aggiungeva il `polverino´, come lo chiamavano qui, che si
sollevava dalle nere colline di carbone dei parchi minerali, in una sorta di
moderna rivisitazione dell´Inferno dantesco. Di tanto in tanto,
paradossalmente, il tutto era avvolto dalle note dell´"Inno alla gioia" di
Beethoven, diffuse dagli altoparlanti per sottolineare il momento culmine
della "colata". A questo scenario pian piano non ci feci più caso, se non
per il fatto che gradualmente contribuiva ad aggravare la mia allergia. La
prima estate che affrontai in Ilva fu una delle più calde in assoluto. Toccò
i 40° e a noi toccò ristrutturare un altoforno ancora caldo, situato vicino
a un altro in funzione, a 1.800°. In seguito bisognò revisionare dei silos
contenenti residui oleosi che impregnavano le nostre tute rendendole
inutilizzabili: condutture buie e fuligginose che ci rendevano
irriconoscibili come minatori a fine turno.
Strutture poste ad altezze irraggiungibili da chi non avesse una qualche
capacità funambolica. Difficile raccontare questo stato di cose a chi non
conosceva quell'ambiente. E infatti non lo raccontavo. Non lo raccontavo ai
conoscenti, non lo raccontavo ai parenti.
Non lo raccontavo agli storici amici, insieme ai quali avevo condiviso
battaglie sociali. Col tempo le nostre vite erano cambiate; dal punto di
vista del lavoro però, la mia vita era cambiata più delle loro. Lavoratori
per lo più "di concetto", li ritenevo teorici idealisti, lontani anni luce
dal mondo cui accennavo loro con battute ironiche. Mia moglie era l'unica a
conoscere nei dettagli la mia realtà lavorativa. Quasi ogni mattina, mi
chiamava per un rapido saluto che mi rincuorava e poi, una volta a casa, mi
martellava di domande per conoscere tutto della mia giornata.
Benché restìo a raccontare aspetti poco rassicuranti per lei, mi ritrovavo
poi a farle un resoconto completo anche di dettagli tecnici.
Questo suo modo di essermi vicina, era parte integrante di una condivisione
totale della nostra vita e aveva in effetti il potere di alleviare tante
giornate difficili. Così come mi aiutava il bellissimo, profondo legame con
i nostri figli. Ma anche al lavoro mi aiutavano i contatti umani. Ci tenevo
a stabilire rapporti di amicizia prima che professionali; una risata, una
battuta, qualche aneddoto ci faceva superare le giornate più pesanti. Avevo
buoni rapporti con tutti o quasi e avevo rispetto per i superiori come per
l´ultimo arrivato.
In passato avevo subito troppe vessazioni solo per essermi opposto a delle
ingiustizie, da parte di capi tesi ad affermare il proprio ruolo, per non
nutrire rispetto per chi avevo di fronte. Oltretutto lavoravo quasi sempre
al fianco dei miei operai per condividere rischi e fatica. Era nel periodo
delle "fermate", vale a dire il blocco produttivo di un settore del
cantiere, che permetteva a noi di intervenire, che divenivo duro ed
esigente, preoccupato che tutto andasse per il meglio.
Ad ogni modo, odiavo quel lavoro.
Non lo lasciavo perché volevo mettere un po' di risparmi da parte per
avviare una attività indipendente, magari nella ristorazione. Cosa non
facile con una famiglia monoreddito e due figli in crescita. D´altro canto,
per quanto ancora avrei potuto svolgere un lavoro così usurante con due
vertebre schiacciate, un menisco lesionato e una tendinite al braccio
destro? E comunque sognavo un lavoro che mi lasciasse più tempo per vivere
insieme alla mia famiglia e programmare finalmente delle ferie in estate,
seguire il calcio, la politica, fare passeggiate senza sentirmi stanco e
stressato. E se la stanchezza era dovuta alla manualità del lavoro, lo
stress derivava dal carico di responsabilità, per l'esecuzione tecnica
secondo precisi parametri e tempi sempre troppo limitati, dettati da gare al
ribasso, che ci imponevano turni impossibili, arrivando a volte a lavorare
per 16 e addirittura 24 ore di seguito! Nel contempo bisognava fare
attenzione che nessuno si facesse male e, a dire il vero, la frequenza degli
incidenti in tutta l´Ilva non lasciava ben sperare.
A fine giornata pareva un bollettino di guerra, con incidenti di tutti i
tipi: ustioni, intossicazioni, fratture e, qualche volta, si moriva anche.
Le morti ci lasciavano attoniti, a pensare all´esagerato tributo da pagare
in cambio di un lavoro di per sé duro e alienante.
Eroi, martiri del lavoro? Nessuna medaglia, non funerali di stato.
E credo che nessuno di quegli uomini avesse voglia di immolarsi a un dio che
chiedeva sacrifici in nome di interessi economici, e non si prodigava ad
attuare migliori misure di sicurezza, definendo "morti fisiologiche" quelle
2-3 che in media si verificavano per anno in un cantiere dove operavano
circa 20.000 persone. Ci sentivamo impotenti, rassegnate formiche al
cospetto di un colosso. Protestavamo e poi, dovendo continuare a lavorare,
cercavamo di scongiurare la morte cercando di non pensarci. D'altronde nella
nostra ditta non era mai morto nessuno. Sono passati ormai quasi nove anni
dal mio ingresso in Ilva e sono ancora qui, alle prese con un´ennesima
"fermata" che si presenta particolarmente complicata e che mi ha caricato di
tensione già da qualche settimana.
Neppure questa pausa pasquale è servita a ricaricarmi; neppure la giornata
di ieri passata in campagna respirando aria pura, cosa non comune per me.
Ho avuto da ridire con mia moglie anche prima di andare a dormire, col
pretesto che non aveva sistemato bene la piega del lenzuolo.
Lei ci è rimasta male perché era stanca, ma io ero nervoso e intrattabile e
non ci siamo neppure dati la buonanotte.
Più tardi appena avrò un po´ di tempo la chiamerò per scusarmi, tanto ormai
lo sa che se non termina la fermata non torno sereno.
E questo lavoro ci dà già delle noie, un´operazione che non va per il verso
giusto, ci tocca smontare e rimontare.
Siamo a venti metri da terra per sostituire delle valvole di un enorme tubo
che è stato svuotato, così ci hanno assicurato, del gas che trasportava.
Indossiamo maschere collegate a bombole d´aria perché potrebbero esserci
residui di gas, non è la prima volta che torno a casa con nausea e mal di
testa da scoppiare. E infatti verso le dieci ho soccorso un ragazzo che si è
sentito male. Questo gas è inodore e insapore, perciò più insidioso; un paio
di noi hanno il rilevatore ma ormai è certo che da qualche parte c'è una
perdita, comincio ad avere mal di testa.
Comunque noi siamo abituati ad operare così, né la ditta né l'Ilva si
possono permettere di bloccare i lavori ogni volta che qualcosa non va, non
gli conviene. A noi scegliere poi se ci conviene rischiare o non lavorare
più. Meno male almeno che i turni ora sono regolari, in fondo non è la prima
volta che respiro questo maledetto gas. Mi dà nausea, vertigini, mal di
testa, ma una volta a casa mi riprendo, devo resistere fino ad allora.
Intanto il cellulare continua a squillare, sono quelli dell'altra squadra ed
io per rispondere e richiamarli devo togliere la maschera. Non posso ogni
volta scavalcare questo tubo che ha 3m di diametro per raggiungere la
postazione di sicurezza, perderei troppo tempo. Anche la scala di accesso è
dall´altra parte, così mi allontano del massimo che mi è consentito.
Stiamo lavorando come forsennati, vorrei che Gabriele fosse qui e ci
vedesse, capirebbe perché insisto tanto sul fatto che studi.
Ultimamente sono stato anche un po´duro con lui, ma non vorrei mai che si
trovasse costretto un giorno a fare questo.
Ora non ce la faccio proprio più, mi sento mancare le forze. Mi allontano
verso l´ufficio, vorrei chiamare Franca ma si accorgerebbe che qualcosa non
va, non voglio preoccuparla.
Nella mente mi scorrono delle immagini. Mi rivedo ragazzino a bottega dal
fabbro, durante le vacanze estive, mentre i miei amici giocano nel cortile
dell´oratorio vicino. Ma io ho perso mio padre a nove mesi e son dovuto
crescere in fretta.
Mia madre, contadina, ha dovuto tirare su cinque figli da sola.
Con un diploma professionale, non ho trovato di meglio da fare che il
muratore, stringendo i denti per la fatica eccessiva per un fisico esile
come il mio. Qualche anno dopo sono diventato un bravo venditore di
macchinari per falegnameria, con i cui proventi ho potuto costruire la mia
casa.
Dopo nove anni il mercato ristagna, torno così alla condizione di operaio
stavolta metalmeccanico, nel Petrolchimico di Brindisi. Dopo altri nove anni
la ditta ci impone la condizione di trasfertisti; non ce la faccio ad
allontanarmi dalla mia famiglia e rifiuto, ritrovandomi così in mobilità.
Fino ad oggi ho trascorso quasi nove anni qui in Ilva e chissà, forse la mia
vita avrà una nuova svolta.
Non cerco di dare un senso a questa mia vita di fatica e sacrifici. Il senso
è gia tutto negli affetti.
D´altronde la felicità non è una condizione continua, se non nelle fiabe.
Noi dobbiamo accontentarci delle piccole cose e vivere intensamente i
momenti di felicità che ci capitano, come dice mia moglie, che sa
restituirmi la gioia di vivere. Ora devo tornare al lavoro, non mi sento
ancora bene.
Qualcuno mi sconsiglia di risalire, non ho un bell'aspetto, dice. Non posso,
siamo una squadra ed io ne sono anche responsabile.
Infatti i problemi non sono ancora risolti; insistiamo, ricominciano le
telefonate. Cambia il turno, mi sollecitano a lasciare ad altri il
completamento del lavoro. Non posso, ci sono quasi riuscito, è un lavoro
pericoloso, meglio completarlo.
Stasera a casa voglio abbracciare Franca, Gabriele e Roberta.
Dire loro quanto li amo, proporgli di fare una crociera, è tanto che ci
penso e poi voglio cambiare lavoro, non ce la faccio più, sono stanco,
stanco, così stanco che all'improvviso ho voglia di dormire, mi si chiudono
gli occhi, squilla il cellulare, dormo.
* * *
Amore mio, è passato un anno da quando non ci sei più.
Quante volte mi sono chiesta se non sentivi lo squillo della mia chiamata,
se proprio in quel momento cadevi, se pensavi a noi.
Di quel giorno posso ricordare tutto, posso anche rivivere lo straziante
dolore di una realtà dura da accettare, così dura da far crescere in un
attimo i nostri ragazzi, proiettati improvvisamente davanti alla morte,
quella del loro adorato papà.
Voglio credere che quel giorno il Signore ti abbia fatto cadere tra le sue
braccia, per portarti a vivere una felicità mai provata prima.
Voglio credere che tu sia qui tra noi, che continui a proteggerci col tuo
amore e la tua tenerezza.
Dev'essere così, altrimenti non saprei spiegarmi perché continuo ad amarti
tanto e ad avere la forza di vivere senza di te.

__________ Informazione NOD32 3688 (20081212) __________

Questo messaggio è stato controllato dal Sistema Antivirus NOD32
http://www.nod32.it

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----- Original Message -----
From: "cobasta" <cobasta@fastwebnet.it>
To:Sent: Saturday, December 13, 2008 9:12 AM
Subject: Fw: per gennaio

in vista dell'assemblea nazionale 24 gennaio a roma

mettiamo in campo alcune iniziative di bandiera in preparazione del 24

per il 13 processo margherita riva a taranto la proposta è
scritte e cartelli ovunque è possibile in maniera simultanea
riva assassino, padroni assassini
iniziativa nazionale vera e propria però, lanciata come rete a livello di
movimento

per il 15 processo thyssen
invito presenza tribunale torino con rappresentanti rete da milano e bergamo
ovunque invece video assemblee e incontri per presentare il 24

per il 16 processo a ravenna per luca vertullo giovane interinale morto al
porto di ravenna
agenzia interinale Intempo -la stessa operaio interinale morto al porto di
marghera
la rete di ravenna propove volantinaggi e iniziative presso agenzie
interinale ovunque è possibile

la proposta che la rete di taranto farà per la manifestazione nazionale
all'ilva di taranto
in accordo con Franca caliolo e con modalità in parte simili al 6 dicembre
di torino e in parte diverse
è sabato 18 aprile, giorno della morte di Antonino Mingolla marito di franca

altre naturalmente se ne potrebbero aggiungere

fateci sapere
abbracci a tutti

per la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
taranto
ernesto
franca

--
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Messaggi sullo stesso tema (1)

2.

Considerazioni sulle manifestazioni di oggi

Inviato da: "pietroancona@tin.it" pietroancona@tin.it pietro_ancona36

Sab 13 Dic 2008 11:09 am


----- Considerazioni sulle manifestazioni di oggi.
Lo
sciopero di oggi, proclamato dalla sola CGIL e massicciamente
partecipato dal sindacalismo di base (discriminato dai massmedia che lo
hanno ignorato anche quando il suo apporto era significativo,
addirittura eclatante nei cortei), è stato indubbiamente un successo.
Vi hanno partecipato anche moltissimi studenti, ragazzi dei centri-
sociali, la galassia delle associazioni e dei partiti della sinistra a
cominciare da Rifondazione. Ho partecipato al corteo di Palermo da
piazza Croci luogo storico di raduno dei metalmeccanici. Vi erano i
lavoratori dei cantieri navali ma anche una numerosa presenza dei cobas
specialmente della scuola e dei servizi. Insomma la presenza del
sindacalismo autonomo era davvero importante e si notava anche per le
parole d'ordine dei cartelli molto nette: più salario, più lavoro, no
al precariato....Tra i partecipanti ho notato un gruppo di ragazzi e
ragazze che distribuivano un giornaletto dal titolo assai evocativo e
romantico"La Comune"e la scritta "giornale rivoluzionario,socialista e
libertario".La presenza di questo gruppo e di altri gruppi di giovani
mi ha aperto il cuore alla speranza. Ho pensato che il socialismo
ritrova sempre un punto per rigermogliare, per ripartire. Il socialismo
ha sempre tanto da dare e tanto da dire alle nuove generazioni. Coloro
che lo hanno abiurato per convertirsi al liberismo, all'individualismo,
alla strana teoria che l'egoismo del singolo si traduce in un bene
sociale, oggi sono in crisi per il crollo delle cattedrali mondiali
della finanza e dell'industria, crollo dovuto all'esaurimento di un
modello mostruoso (produrre per consumare e viceversa) ma anche a una
intollerabile carenza morale degna di galera.
Penso che la CGIL debba
fare una riflessione sulla forza dei Cobas. Auspico che stabilisca
rapporti sempre più intensi e non soltanto nel movimento ma anche
nella definizione delle strategie. E' innaturale che Epifani frequenti
la Polverini espressione di un sindacato non solo di destra ma del
tutto allineato con il Governo e la Confindustria. Nei cortei di oggi i
lavoratori cobas e cgil si sono mescolati insieme. Erano la stessa
cosa. Hanno chiesto e chiedono una profonda svolta nei rapporti
produttivi oggi dominati dalla tensione, dalle minacce padronali, dallo
sfruttamento sempre più sfacciato che produce
infortuni e disagio. La
vita nei posti di lavoro è diventata un inferno per i lavoratori preda
di
un padronato che ogni giorno che passa si sente sempre più forte ed
onnipotente.
La CGIL insiste per avere un riconoscimento del governo,
per essere ammessa alla cabina di regia della crisi che si annunzia
spaventosa. Non condivido molto le apocalittiche previsioni che Epifani
ripete in questi giorni sull'economia italiana. Non c'è dubbio che la
crisi c'è, ma c'è anche un uso strumentale di essa che potrebbe
preludere ad una deresponsabilizzazione del capitale dai suoi obblighi
sociali. Chiudere le aziende e darsi ad altre attività magari
finanziarie. Ignorare la Costituzione che parla di funzione sociale
della azienda. Per questo sarebbe opportuno proporre una forte
penalizzazione per tutte le trasformazioni delle attività industriali
in attività finanziarie o altro. Se ad un gruppo conviene dismettere
gli stabilimenti, ristrutturare le aree per farne immobili da abitare
o altro, ebbene questo non dovrebbe essere agevolato anzi dovrebbe
essere ostacolato, mentre si dovrebbero premiare gli investimenti
produttivi.
Se il capitale politico che i lavoratori italiani hanno
messo in mano alla CGIL sarà ben usato darà risultati buoni anche se
non immediati. Non credo che una ricucitura con Cisl Uil un ritorno al
tavolo delle trattative potranno portare niente di buono. I giochi sono
in gran parte fatti e ciò che la Confindustria ed il Governo non
ottengono al tavolo del negoziato se lo prendono in Parlamento dove
hanno una agguerrita e competente squadra di esperti che demoliscono
giorno dopo giorno, norma dopo norma, il diritto del lavoro. Basti
vedere la 133 e varie altre norme revocatorie per i lavoratori inseriti
qui e li anche in testi legislativi i più diversi magari con la
complicità di parlamentari del PD.
Lo sciopero ha espresso contenuti
nettamente migliori di quelli proposti dalla CGIL col documento sulla
crisi. Lo sciopero ha mostrato una unità sostanziale di volontà tra
lavoratori cgil e lavoratori cobas e delle rappresentanze di base.

Ma il ritorno della CGIL al tavolo del negoziato sarà una caporetto.
Il Governo Berlusconi e gli altri inveleniti dall'enorme successo
delle manifestazioni di oggi, costringeranno la CGIL ad accettare una
insignificante "riduzione del danno" del genere di quella Alitalia.
Cioè Canossa, una resa incondizionata.
Per questo sconsiglio la CGIL
a spendere sul tavolo del negoziato il capitale di oggi e di
insistere
nella deistituzionalizzazione della sua opera, nel recupero di
autonomia, soffrire insieme ai lavoratori piuttosto che accollarsi
assieme a CISL, UIL e UGL, il ruolo di guardiani del regime e di
organismi subalterni alla confindustria.
Meglio nessuna trattativa e
tornare alle rivendicazioni davvero necessarie: aumento dei salari
senza detassazione, indicizzazione dei salari, abrogazione legge Biagi,
abolizione delle due ultime riforme delle pensioni, no alle
privatizzazioni.
Pietro Ancona
www.spazioamico.it
http://pietro-ancona.
blogspot.com/
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/


PS:
mentre la gente sfilava per le vie di Palermo, in una riunione veniva
varata la fase operativa della privatizzazione dell'acqua.




----
Messaggio originale----
Da: assemblealavoratori@yahoogroups.com
Data:
12-dic-2008 9.14 PM
A: <assemblealavoratori@yahoogroups.com>
Ogg:
[assemblealavoratori] Digest Number 1173

Questo numero contiene 2
messaggi.

Gli argomenti di questo numero:

1. Nasce il BLOG di
Assemblea!
Da: admin

2. comunicato flmu su ultimo omicidio da
profitto alla tenaris/dalmine
Da: flmu cub bg

Messaggi
__________________________________________________________
1. Nasce il BLOG di Assemblea!
Inviato da: "admin" francesco.
fumarola@mercantedivenezia.org smockroll
Data: Ven 12 Dic 2008 8:29
pm

Care/i compagne/i,
a fianco del portale assemblealavoratori.it,
che al solito continuerà
a pubblicare on line i giornali Assemblea! ed
Assemblea! del
Nord-Ovest, le più importanti inziative della Rete dei
Lavoratori
Autoconvocati, i principali comunicati, da oggi c'è un nuovo
strumento: il BLOG, raggiungibile nei seguenti modi:

linkando
all'indirizzo: http://www.assemblealavoratori.it/blog

oppure dalla
colonna di destra del portale, cliccando sul link "BLOG"

Tutte/i gli
iscritti alla mailing list possono iscriversi al BLOG ed
iniziare a
postare una parte delle notizie che solitamente vengono
girate in
mailing list. Allo stesso modo, chiunque è iscritto può
commentare le
notizie pubblicate, inserire video e/o foto.

In questo modo si tenta
di alleggerire una mailing list densa ma poco
fruibile all'esterno, si
razionalizza il portale e si mette a
disposizione di tutte/i (quindi
anche di chi semplicemente ci legge ed
è incuriosito dal nostro
percorso) uno strumento più agile per


comunicare informazioni e
scambiarsi opinioni.

Grazie
Redazione Assemblea!

Messaggi
sullo stesso tema (1)
__________________________________________________________
__________________________________________________________
2. comunicato flmu su ultimo omicidio da profitto alla tenaris/dalmine
Inviato da: "flmu cub bg" flmu.cub.bg@email.it
Data: Ven 12
Dic 2008 8:31 pm

Morte FAS/Tenaris
Non si può morire a vent’anni, non
si deve morire di lavoro.

Morti bianche? Perché questo nome? Operai
che entrano in fabbrica per guadagnarsi da vivere e vengono inghiottiti
dal meccanismo del profitto aziendale: produzione a mille ad ogni
costo. Ad ogni costo! Non sono incidenti fatali, vogliamo denunciare
che la responsabilità di queste morti è tutta dell’azienda.

Martedì è
morto Sergio Riva, pieno di vitalità ed entusiasta del suo posto di
lavoro, operaio, vent’anni, interinale. Il frutto delle Leggi Treu e
30: lavoratori sotto ricatto. Ubbidire ad ogni richiesta per avere una
chance di conservare il posto. Sempre sotto pressione, sempre a dover
dimostrare di essere ‘adatti’ alle esigenze dell’azienda, fino alla
flessibilità più alta. Giorni e giorni di lavoro saltando i riposi,
svolgimento di mansioni senza preparazione adeguata.

Cosa ci faceva un
operaio di vent’anni, operaio non manutentore, a riparare una macchina
infernale, l’expander, all’1.30 di notte? Una squadra di manutentori,
per poter lavorare, ha bisogno di preparazione, esperienza e
affiatamento. In tutti i suoi elementi. Senza queste condizioni, agire
attorno a un macchinario è un vero e proprio azzardo. A maggior ragione
su di un laminatoio per tubi di grosso diametro.

Rocca, il padrone
delle ferriere, fino a poco tempo fa, pubblicizzava profitti record. La
base di questi risultai è lo sfruttamento, intensivo degli impianti,
spesso modernizzati solo nella diagnostica e nella velocità di
funzionamento, la sovrapposizione di mansioni per avere una resa ancora
più alta da ogni operaio, fino all’allargamento delle giornate
lavorative, feste e festività comprese.

È questa organizzazione del
lavoro che miete la vita dei lavoratori. Mentre già leggiamo
dichiarazioni aziendali che attribuiscono all’operaio la responsabilità
di essere stato fuori posto, e che cercano di ripulire la facciata
aziendale dal sangue dei morti, coprendola con il monte ore dei corsi.
.
La FLMU/CUB ha già messo in azione i propri attivisti nel reparto,
nello stabilimento e l’ufficio legale, per affiancare all’iniziativa in
fabbrica un intervento presso la procura della repubblica. Perché
vogliamo che emergano, verità e responsabilità sulla morte da lavoro.

Il minimo che dovremmo a Sergio Riva, sarebbe quello di liberare i suoi
giovani colleghi alla Tenaris Dalmine, dal vincolo della precarietà,
pretendendo un’assunzione a tempo indeterminato, immediata e per tutti.
Il minimo, perché questo sforzo va indirizzato per la cancellazione
delle Leggi 30 e Treu, le leggi della precarietà della vita,
anacronistiche, dannose, mortali.

Federazione Lavoratori
Metalmeccanici Uniti Tenaris/Dalmine
CUB Bergamo via Torretta 25 tel
035/211443-39
339 7313300
Messaggi sullo stesso tema (1)

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3.

[R28A] - "Lo sciopero è riuscito, bisogna continuare"

Inviato da: "Andrea" a.fiore@libero.it fiorettian

Sab 13 Dic 2008 11:11 am

---------- Initial Header -----------

From : "Carelli Carlo"
To : retenews
Date : Fri, 12 Dec 2008 17:53:16 +0100
Subject : [Rete28Aprile] [R28A] - dichiarazione Cremaschi "Lo sciopero è riuscito, bisogna continuare" 12.12.08 - l/1+2

Nota stampa

Giorgio Cremaschi: “Lo sciopero è riuscito, bisogna continuare”

“Nonostante la campagna contraria lo sciopero è riuscito, segno di una grande disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori per cambiare la politica economica e impedire il disegno contrattuale e sociale della Confindustria.”
“Questo sciopero deve essere considerato l’inizio di una fase di lotte e non certo un momento a sé stante o unico. Da tutte le piazze è venuto un messaggio chiarissimo: continuare. A gennaio, pertanto, la mobilitazione dovrà riprendere, anche perché oramai è chiaro che la linea della Cisl e della Uil di accettare tutto e non mobilitarsi mai non produce alcun risultato.”

Roma, 12 dicembre 2008

> alle compagne e ai compagni interessati
> per vs. opportuna conoscenza
> Un saluto!
> [Rete28Aprile]
>

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4.

Sciopero del 12 dicembre. Sindacalismo di base

Inviato da: "Assemblea lavoratori autoconvocati" assemblealavoratori@libero.it fiorettian

Sab 13 Dic 2008 11:20 am

Milioni di lavoratori hanno aderito al secondo sciopero generale indetto dal Sindacalismo di Base il 12 dicembre; manifestano a centinaia di migliaia in tutta Italia.
A Milano, nel corteo organizzato insieme al movimento studentesco Onda, ha totalizzato la presenza di circa 50 mila persone.
Lavoratori, pensionati e studenti hanno ribadito con forza la loro opposizione alla Finanziaria e all'intera politica economica e sociale del governo Berlusconi.
Dopo il successo dello sciopero generale del 17 ottobre scorso, secondo appuntamento del sindacalismo di Base di CUB, Cobas e SdL intercategoriale.
I sindacati di base chiedono una politica economica "realmente alternativa" a quella attuale e degli anni scorsi, con al centro la redistribuzione del reddito a salari, pensioni e precari, la scuola e la sanità pubblica, la continuita' del reddito per tutti i lavoratori dipendenti che vanno in cassa integrazione e per gli atipici non inferiore all'80% dell'ultima retribuzione e sanzioni penali per chi provoca infortuni sul lavoro "per un po' di profitto".
"I governi stanno stanziando cifre esorbitanti per sostenere proprio coloro i quali sono responsabili dell'attuale dissesto economico e finanziario - ha sottolineato Tiboni - a dispetto dei ceti popolari a cui e' riservata solo l'elemosina prevista dal Governo Berlusconi".
La Cub chiede anche l'assunzione immediata dei precari e nel suo insieme la difesa dello Stato Sociale.
Uno sciopero generale che ha visto manifestazioni in tutta Italia, e che a Milano, nel corteo organizzato insieme al movimento studentesco Onda, ha totalizzato la presenza di circa 50 mila persone.
Al termine della manifestazione milanese, partita da largo Cairoli e giunto in piazza Duomo, una delegazione si è recata in piazza Fontana, con due corone di fiori in ricordo della Strage di Stato avvenuta nella giornata di oggi di 39 anni fa, il 12 dicembre 1969, e in memoria di Giuseppe Pinelli, operaio ferroviere anarchico precipitato da una finestra della questura di Milano.
Il corteo di Roma, partito da piazza della Repubblica, si è concluso in piazza Venezia e ha visto la partecipazione di circa 40 mila persone, mentre il numero di partecipanti di quello di Torino, scesi in piazza con il Sindacalismo di Base, è stato di 30 mila, circa.
Da Milano a Roma, ai capoluoghi di regione a di molte altre città capoluogo di provincia, si è contata una partecipazione complessiva ai cortei di alcune centinaia di migliaia di lavoratori, studenti e pensionati.
L’adesione allo sciopero organizzato dal Sindacalismo di Base di CUB, Cobas e SdL intercategoriale ha interessato i lavoratori dell’industria, del commercio, dei trasporti, della scuola, della sanità e del pubblico impiego.

CUB, Confederazione Cobas e SdL intercategoriale

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5.

Sciopero del 12 dicembre. CGIL

Inviato da: "Assemblea lavoratori autoconvocati" assemblealavoratori@libero.it fiorettian

Sab 13 Dic 2008 11:20 am

Speciale sciopero generale. 1milione e mezzo in piazza

Redazione di dazebao

ROMA - Piove, nevica i fiumi si ingrossano. La giornata non è delle migliori, ma fin dalle prime ore della mattina nelle piazze e nelle strade di tante città italiane, le 108 annunciate dalla Cgil, ma alla fine saranno di più, sono cominciate ad affluire in modo massiccio lavoratori studenti pensionati precari, rispondendo all'appello del sindacato a dar vita ad una grande giornata di lotta. Alla sede della Cgil arrivano le prime notizie sull'andamento dello sciopero e sui cortei che si stanno svolgendo.

Terminate le manifestazioni, a Corso d'Italia si è cominciato a fare i conti in base ai dati provenienti dalle 108 piazze. “ Una prima valutazione- dice Marco Di Luccio, coordinatore del Dipartimento Organizzazione della Cgil - ci porta a dire che hanno partecipato ai cortei circa un 1.500.000 persone. Un dato eccezionale se si tiene conto del maltempo che ha investito tutta l’Italia che uguaglia quello della manifestazione del 27 settembre.”. Al lavoro anche per rilevare le percentuali di adesione allo sciopero. Di Luccio parla di “ province di eccellenza” dove si è registrato una partecipazione media fra il 70 e l’80 % con punte anche superiori. Dati interessanti emergono dai “ campioni” che erano stati scelti per dare una prima valutazione complessiva. “ La caratteristica della partecipazione allo sciopero- sottolinea Di Luccio- è la omogeneità nelle diverse zone che riguarda i posti di lavoro dai cinquanta ai mille dipendenti. Mediamente hanno scioperato un numero di partecipanti doppio e anche triplo rispetto agli iscritti alla Cgil. Alla Fiat Mirafiori abbiamo toccato il 50%. Questo dato riguarda tutti i setori”. Unì’attenzione particolare al settore scuola, università dove si registra una partecipazione media del 50% nella scuola , con punte del 70% nelle scuole elementari. “ Occorre tener conto – puntualizza Di Luccio- che per quanto riguarda la sindacalizzazione noi siamo presenti con un 15% e ce per le elezioni delle Rsu arriviamo al 31%.” Un giudizio definitivo, “ un primo giudizio-puntuaqlizza Di Luccio- non può che essere positivo. Siamo soddisfatti, molto soddisfatti.”

A Torino il corteo è aperto da uno striscione "Contro la valanga della crisì" e i primi dati sullo sciopero riguardano l'affluenza della Teksid del 90% l'Itca, 80% la Microtecnica e la Elbi, l'Alenia di Caselle 70% e la Dayco 65%. Adesione del 55% alla Fiat Mirafiori, mentre in altri stabilimenti si è raggiunto il 100% delle adesioni, come alla Ilte dove la produzione è stata temporaneamente fermata.

A Milano il corteo è aperto da tantissime bandiere rosse listate a lutto, per ricordare la strage delle morti sul lavoro. Un minuto di silenzio precederà tutti i comizi.
Le prime affluenze sono al di fuori di ogni aspettativa, si parla di adesioni che numericamente superano il doppio degli attuali iscritti alla Cgil. In alcune aziende come la Candy in Brianza si è raggiunto l'80%.

A Genova, nei tre cortei cittadini, hanno sfilato 25 mila persone. In p.zza Caricamento, sede del comizio conclusivo hanno preso la parola rappresentanti del mondo del lavoro, della ricerca e il Segretario Generale della Camera del Lavoro, Walter Fabiocchi. Le conclusioni sono state affidate a Nicoletta Rocchi della Segreteria Nazionale CGIL la quale ha evidenziato come "la risposta molto forte al governo è arrivata anche da Genova" e ha ricordato che la CGIL per fronteggiare la crisi chiede "sostegno all'occupazione con una manovra di rilancio dei consumi e degli investimenti, un sostegno al reddito con l'immediata riduzione delle imposte sulle tredicesime 2008 e un sostegno agli investimenti con risorse aggiuntive pubbliche sulle infrastrutture".

A Roma il lunghissimo corteo continua a sfilare nel cuore della capitale, tra la pioggia e il freddo. La testa del corteo partita da Piazza Santa Croce in Gerusalemme ha già raggiunto il Colosseo, mentre la coda è ancora ferma a San Giovanni. Secondo gli organizzatori i partecipanti sarebbero più di 30mila.

A Napoli apre il corteo uno striscione "Più lavoro più salario più pensione più diritti". Forte la presenza dei lavoratori della Fiat di Pomigliano di tante aziende del settore metalmeccanico edile, delle telecomunicazione del pubblico impiego.Nel corso del comizio Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom ha detto “Questo sciopero generale non è un punto di arrivo conclusivo della mobilitazione di questi mesi. Qualora Governo e Confindustria non accogliessero le richieste di mutamento della politica economica e della politica contrattuale che stanno alla base di questo sciopero, saranno necessarie ulteriori forme di mobilitazione. In particolare, per quanto riguarda la Fiom, abbiamo il vincolo della decisione, assunta dall’Assemblea nazionale del 31 ottobre scorso, di promuovere la manifestazione nazionale dei metalmeccanici, a Roma, entro il mese di febbraio 2009.”

A Perugia il corteo della Cgil ha sfilato con gli studenti dell'Onda Universitaria. Il segretario della Cgil Manlio Mariotti, dalla cittadina umbra ha sottolineato che la manifestazione è fondamentale per "far capire a tutti che il lavoro è al centro dei problemi della gente". E non si può fare finta di niente, continua Mariotti, "come vorrebbe il Governo che invita a spendere e spandere quando invece i salari sono bassi, l'unico reddito è quella della cassa integrazione e le pensioni non sono state rivalutate".

A Terni invece è intervenuto Giorgio Cremaschi. 'Nonostante la campagna contraria lo sciopero e' riuscito, segno di una grande disponibilita' delle lavoratrici e dei lavoratori per cambiare la politica economica e impedire il disegno contrattuale e sociale della Confindustria'', ha commentato il segretario nazionale della Fiom per il quale ''questo sciopero deve essere considerato l'inizio di una fase di lotte e non certo un momento a se' stante o unico".

A Cagliari 30mila manifestanti sono scesi in piazza per lo sciopero che nell'isola sarda durerà otto ore. Il lungo serpentone aperto dai lavoratori del petrolchinico di Porto Torres sta percorrendo le storiche vie della città alla volta di Piazza del Carmine dove verso mezzogiorno è previsto l'intervento del segretario nazionale Agostino Megale. Folta la presenza anche sei movimenti studenteschi e di tantissimi lavoratori impiegati nelle aziende a rischio chiusura.

Anche Treviso, uno dei centri nevralgici della produzione industriale venete l'adesione è altissima. Il 55% si registra tra i lavoratori dell'Elettrolux di Susegana, la multunazionale svedese, mentre a Mestre oltre 30mila persone stanno confluendo in Piazza Ferretto, dove è atteso l'intervento della segretaria confederale Susanna Camuso.

A Bologna il corteo si sta dirigendo verso piazza maggiore dove parlerà Guglielmo Epifani segretario generale della Cgil. Avvicinato dai giornalisti ha rilasciato una prima dichiarazione " i primi dati dello sciopero sono molto buoni e confortanti in particolare nelle fabbriche del nord e questo da ragione alla domanda di cambiamento della politica del governo. "Lo sciopero è sempre un mezzo non è mai un fine ed è un mezzo per avere degli obiettivi - aveva ricordato stamane il segretario del maggiore sindacato italiano Guglielmo Epifani parlando a Canale 5 - Io credo invece che bisogna discutere degli obiettivi dello sciopero se sono giusti o meno, io credo che lo siano". "L'obiettivo - aveva aggiunto - è chiedere al governo di affrontare la crisi che, come si vede giorno dopo giorno, sta avendo effetti molto pesanti sull'occupazione, sui giovani precari e sulla vita delle imprese, sui redditi dei dipendenti e dei pensionati, di intervenire come stanno facendo gli altri paesi europei". Al momento gli organizzatori parlano di 200mila presenze nella storica piazza.

Lo sciopero dei metalmeccanici

Per quanto riguarda lo sciopero dei metalmeccanici che era di otto ore la Fiom Cgil ha espresso una valutazione molto positiva sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Francesca Re David, responsabile dell'ufficio organizzazione del sindacato ha spiegato che lo sciopero è riuscito molto bene nei tradizionali punti d'insediamento della FIOM, ovvero nelle imprese di medie dimensioni. Per quanto riguarda, nei grandi gruppi la situazione è più articolata. Vi sono risultati anche notevolmente positivi in un quadro reso di difficile lettura dal massiccio ricorso alla cassa integrazione fatto in questa prima metà di dicembre dalle grandi imprese in diversi comparti dell'industria metalmenccanica."

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6.

Fw: UNICOBAS: COMMENTO ALL'ACCORDO SULLA SCUOLA

Inviato da: "donatoromito@tiscalinet.it" donatoromito@tiscalinet.it

Sab 13 Dic 2008 4:34 pm



UNICOBAS: COMMENTO ALL'ACCORDO SULLA SCUOLA

Unicobas Scuola
federazione sindacale dei comitati di base
Sede Nazionale: V. Tuscolana, 9 - 00182 Roma
Tel., segr., fax: 0670302626 (4 linee)
unicobas.rm@tiscali.it - http://www.unicobas.it

SE CGIL, CISL, UIL, SNALS E GILDA SONO "SODDISFATTI" (CON QUALCHE "MUGUGNO" DEL SINDACATO DI EPIFANI, CHE COMUNQUE HA FIRMATO PARADOSSALMENTE UN GIORNO PRIMA DEL SUO - DAVVERO UTILE !!! - SCIOPERO GENERALE), NOI NON LO SIAMO AFFATTO

COMMENTO ALL'ACCORDO SULLA SCUOLA


SCUOLA DELL'INFANZIA
Ritorna l'orario a 40 ore con 2 insegnanti per sezione, ma rimane la possibilità di un'organizzazione oraria solo antimeridiana "a richiesta delle famiglie". Norma ambigua, perché non si specifica con quali numeri venga attivato l'orario ridotto che, sebbene definito "residuale", l'ufficio organici degli ex provveditorati tenderanno a preferire in un'ottica di mero risparmio.

Classi "primavera". Restano, con un'obbligatorietà rafforzata rispetto al passato. Questo rappresenta un aumento dei carichi di lavoro non retribuito ed una dequalificazione evidente della funzione docente.

PRIMARIA
Orario. L'orario di insegnamento viene allungato a 24 ore settimanali di frontale: spariscono contemporaneità e programmazione. Un aumento non retribuito dei carichi di lavoro.

Contemporaneità (e progetti relativi). Scompaiono. Così cade una delle risorse tipiche delle elementari in ordine alla questione della multiculturalità (e non solo).

Classi "ponte". Restano, con tutto il loro bagaglio di separatezza, discriminazione e razzismo.

Prime del prossimo anno. Su richiesta delle famiglie, le prime del prossimo anno scolastico partiranno a 24 ore (con maestro unico).

Moduli. Le altre classi (se a modulo) con gli anni verranno ridotte a 24, 27 o a 30 ore. A regime, i moduli prevedono solo il maestro unico. Anche il tempo pieno, se non confermato, potrà venire ridotto con tali scansioni orarie. Un'organizzazione di tal tipo è paradossale. Basta pensare alle discrasie che produce. Ad esempio, in una classe il "maestro unico" può essere idoneo all'insegnamento della lingua straniera (o anche alla religione cattolica) ed in altra no. Succede così che il "maestro prevalente" che terrà lezioni di lingua straniera (e/o religione), potrà effettuare meno ore in altre materie, ore che non verranno compensate da nessun altro, essendo di sua esclusiva competenza. Avremo così classi a 24 ore con lingua straniera e religione ed altre a 27: quelle con 24 avranno meno ore per gli altri insegnamenti). Tenere presente che tale norma è costruita a mo' di trappola: infatti più saranno i genitori a chiedere un orario a 24 o 27 ore e più risulterà "gradita" e vincente la posizione del Governo sul "maestro unico" (anche se verrà chiamato "prevalente").

Tempo pieno. Ritorna a 40 ore con due insegnanti, però occorre che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che gli Uffici organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l'istituzione delle classi a tempo pieno).

Anche qui avremo discrasie: essendo l'orario frontale da effettuarsi pari a 24 ore pro-capite per i due insegnanti del tempo pieno, ed essendo eliminate le contemporaneità, avanzeranno 8 ore che dovranno venire impiegate in altre classi (ulteriore aumento dei carichi di lavoro - vd. valutazioni plurime - e della flessibilità a costo zero). Visto che la Gelmini ha sostenuto pubblicamente che il tempo pieno "crescerà", i genitori che lo vogliono devono pretenderlo al momento dell'iscrizione, rivendicando, se necessario, l'abbassamento del numero di alunni necessari per formare una classe.

Aumento dei carichi di lavoro. L'allargamento degli oneri di servizio (tutto frontale) difficilmente sarà impugnabile - come avrebbe potuto in assenza di un accordo con le OOSS sottoscrittrici - ai sensi del contratto nazionale, visto che CGIL, CISL, UIL, SNALS e Gilda concorderanno a modifiche in linea con quanto pattuito con il Governo Berlusconi e con la Gelmini l'11 dicembre 08.

SCUOLA MEDIA
Tempo scuola. Da 29 a 30 ore, a seconda del "POF".

Tempo prolungato. Da un minimo di 36 ad un massimo di 40 ore. Per le 40 ore sarà necessario che le richieste dei genitori siano esplicite e categoriche e che il numero degli alunni iscritti sia congruo alle normative vigenti per la formazione delle classi (tenere presente che gli Uffici organico degli ex provveditorati verranno sollecitati dal Ministero a contenere il più possibile l'istituzione delle classi a tempo pieno).

Bilinguismo. Scompare: bella coerenza per il governo delle 3 "i".

SCUOLA SUPERIORE
I decreti attuativi per le superiori verranno redatti ad inizio 2009 ed andranno in vigore dall'a.s. 2010 / 2011. Il Governo non recede di un millimetro rispetto ai tagli previsti (ca 80000 cattedre e 30000 posti ATA), né rispetto agli strumenti immaginati. Del resto, tale rinvio era scontato. Meno scontata è, per un Paese civile, la riduzione a 4 anni di alcuni indirizzi liceali, la sparizione del greco dal liceo classico o del latino dallo scientifico (provvedimenti per i quali si staranno agitando nella tomba persino Gentile e Bottai, fautori della riforma scolastica fascista). La riduzione a non più di 32 ore del tempo scuola per Istituti Tecnici e Professionali ed il taglio generalizzato delle ore per materia (che colpirà soprattutto conoscenze e competenze che sviluppano il sapere critico come le lettere, le scienze, la matematica, la geografia e la storia) e l'impronta monoprofessionalistica, comportamentista e meccanicista che ne seguirà prefigurano - nonostante "l'accordo" - una scuola costruita ad immagine e somiglianza di quella statunitense, senza residui possibili confronti con la tradizione europea.

HANDICAP E SOSTEGNO
Taglio drastico degli insegnanti di sostegno, il cui rapporto medio con i diversamente abili scende da 1 a 4 ad 1 a 2.

ACCORPAMENTI, FUSIONI E SOPPRESSIONE DI SCUOLE ("DIMENSIONAMENTO")
Verrà attuato dal prossimo anno scolastico e quindi disposto entro il presente a. s., con i disastrosi parametri previsti per le scuole di ogni ordine e grado.

NUMERO DI ALUNNI PER CLASSE
Il previsto aumento di un punto percentuale del rapporto medio alunni-classe in ogni ordine e grado, viene solo congelato per un anno e solo a causa dell'impatto mediatico che le recenti disgrazie in ordine alla questione sicurezza hanno scaricato sul governo. In compenso non si stanzia un euro per mettere a norma quel 90% di scuole non in regola con dettami a suo tempo disposti con la L. 626 (rivista e sempre in regime di prorogatio in Italia, unico Paese della UE a non aver mandato a regime le norme relative). Né per mettere a norma quel 50% di scuole non a posto neppure dal punto di vista dell'impianto elettrico. Va segnalato che la mancata adozione del piano di aumento del numero di alunni per classe introduce un ulteriore taglio di spesa che graverà sul personale e sul funzionamento della scuola, come prevede il comma f) dell'accordo, che recita: "ferma restando l'adozione di misure compensative idonee a garantire i complessivi obiettivi di riduzione dell'art. 64 del Piano Programmatico...".

TAGLI DI PERSONALE
"L'accordo" sottoscritto da CGIL, CILS, UIL, SNALS e Gilda, non sfiora neppure il capitolo dei tagli: restano così disposte le riduzioni di 87500 docenti e 40000 ATA, concentrati soprattutto nella primaria, ma anche nella scuola dell'infanzia e nella media (sostegno, educazione tecnica e residua questione del tempo prolungato), nonché quelle "a venire" relativamente a 80000 cattedre di scuola superiore e ad altri 30000 posti ATA.

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Contro il nucleare

Inviato da: "sergiocimino" sergiocimino@napoli.com

Sab 13 Dic 2008 6:42 pm


Subject: contro il nucleare

> Con preghiera di massima diffusione
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8.

15 dicembre a Chiaiano: Mobilitazione generale contro l'innesco dell

Inviato da: "sergiocimino" sergiocimino@napoli.com

Sab 13 Dic 2008 6:42 pm

15 dicembre a Chiaiano: Mobilitazione generale contro l'innesco della Bomba ecologica

IMPORTANTE: DIFFONDIAMO - ADERIAMO - PARTECIPIAMO!

Bertolaso ha annunciato l'innesco della bomba ecologica di Chiaiano prima di Natale, molti quotidiani prevedono "l'apertura della discarica" lunedì 15 dicembre perchè il giorno dopo ci sarebbe la visita e la "benedizione" di Silvio Berlusconi.
Sempre più sconcertante: migliaia di persone si mobilitano da mesi, dopo che era stato dimostrato in tutti i modi il peso di questa follia dal punto di vista dell'insostenibilità ambientale, dell'inquinabilità delle falde, dell'incremento di gravi patologie in zoner-popolate, dell'impatto sulla circolazione e sullo sviluppo economico dell'area.
Eppure, l'annuncio dell'apertura di una discarica nella cava di Chiaiano, in mezzo all'area metropolitana di Napoli e agli insediamenti ospedalieri, arriva come una promessa da Talk-Show, una coreografia della visita del premier Berlusconi... Ma in gioco c'è il nostro futuro e non la fiction di qualcuna delle sue innumerevoli televisioni!

E' ancora più incredibile che l'annuncio arrivi oggi, dopo il disastro che hanno combinato nella gestione dei ritrovamenti di amianto abusivo, senza neanche fare davvero la bonifica, senza bloccare tutto e avviare quel monitoraggio dell'intera area, che questo ritrovamento impressionante e mortale, "sfuggito agli esami ambientali di giugno", esigeva!
E tutto per costruire una discarica che è sempre stata un marchiano errore, anzi per applicare un principio autoritario, una minaccia esplicita a tutti quelli che si oppongono a un piano rifiuti costruito contro la salute della gente, sui profitti delle megadiscariche e dei contributi statali per l'inceneriment (cip6), boicottando la raccolta differenziata e tutte le alternative concrete e praticabili.
Del resto come altro interpretare la dichiarazione che "inizialmente accoglierà solo 200 tonnellate" (sarebbero le 200 tonnellate di monnezza più care della storia...), se non con la consapevolezza di stare facendo "un'immane schifezza" pur di consentire a Berlusconi la sua propaganda!

Per tutto questo i cittadini di Chiaiano e Marano non si arrendono e fanno appello alle associazioni ambientaliste, ai movimenti, ai liberi cittadini. Mentre una parte del potere che ha devastato questa regione si accartoccia sulle sue miserie, l'altra parte dei responsabili di una politica di puro profitto contro il territorio, diventano sempre più arroganti dagli scranni del governo. Devono garantire centinaia, migliaia di milioni di euro tra discariche, inceneritori e lavori senza gare d'appalto (per "l'emergenza"..).
Noi non possiamo che difendere il nostro diritto alla salute e al futuro!
Perciò, quando arriveranno ci troveranno in piazza, mobilitati in quelle piazze, in quel territorio che è il nostro, è di chi lo vive e non di chi ci specula!

LUNEDI' 15 DICEMBRE MOBILITAZIONE GENERALE:
ore 7.00: appuntamento alla Rotonda "Titanic" di Marano
ore 15: MANIFESTAZIONE CON PARTENZA DALLA METRO DI CHIAIANO

Comitati in difesa delle cave di Chiaiano e Marano

Leggi il manifesto-appello di Chiaiano - per aderire invia una mail a chiaiano@gmail.com

Scarica il manifesto per stamparlo

Altre info su www.chiaianodiscarica.it, www.rifiutizerocampania.it


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