mercoledì 21 gennaio 2009

Estratti dal resoconto di un compagno da Bil'in:

Tre feriti e dozzine di manifestanti in difficoltà per aver inalato gas lacrimogeni durante la manifestazione settimanale di Bil'in

venerdì 16 gennaio
Gli abitanti di Bil'in hanno manifestato contro il rifiuto da parte di Israele degli sforzi internazionali per il cessate il fuoco.

Venerdì 16 gennaio 2009
Gli abitanti di Bil'in oggi si sono riuniti dopo la preghiera del venerdì in un'azione di solidarietà con la popolazione di Gaza. Si sono uniti attivisti internazionali ed israeliani di Anarchici Contro il Muro, tutti contro la guerra su Gaza. I manifestanti portavano bandiere palestinesi,venezuelane e boliviane, a dimostrare il sostegno dato dai due paesi sudamericani nel corso della settimana, con la rottura delle relazioni diplomatiche con Israele a causa della guerra su Gaza.

La manifestazione è stata simbolicamente silenziosa, mentre i manifestanti portavano bandiere delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea e della Lega Araba sul loro petto, e sulla bocca scarpe con la bandiera americana ed israeliana a simbolizzare il potere di questi 2 paesi nell'imbavagliare il resto del mondo. Altri manifestanti avevano le tre bandiere dell'ONU, della UE e della Lega Araba legate con un adesivo sulla loro bocca a dimostrare il silenzio mondiale verso i massacri israeliani.

Il massacro a Gaza prosegue senza tregua. Sono quasi mille i morti per i bombardamenti, di cui un quarto sono bambini. Sono migliaia i feriti, decine di migliaia i profughi che cercano riparo dai bombardamenti aerei e dai carri armati, mentre gli ospedali sono al collasso per l'altissimo numero di ricoverati.

L'assedio israeliano va avanti e con esso i crimini di guerra.

I civili nel sud di Israele sono tenuti come ostaggi da un governo che li usa e che racconta loro menzogne. La distruzione ed i morti di Gaza non renderanno il loro futuro più sicuro, ma procureranno ancora più violenza e morti.

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manifestazione di venerdì 16 gennaio in Arara el nakab - link video su http://
www.youtube.com/watch?v=P1fDXC5TtJI
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appello per la manifestazione di sabato
17 gennaio:

Unitevi alla protesta di sabato 17.1.2009, a Tel Aviv - Jaffa. Insieme potremo gridare:

Stop alle morti! No all'assedio! Stop ai crimini di guerra!

Sì alla vita per entrambi i popoli!

In questi giorni bui, unisciti al nostro messaggio:

Ebrei ed Arabi si rifiutano di essere nemici!

Noi chiediamo: il pieno ritiro e la rimozione dell'assedio da Gaza ORA!
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Il nostro gruppo di percussionisti ha poi fatto il chiasso che volevamo.
Ilan Shalif (AAtW)
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali


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Gli Anarchici Contro Il Muro continuano a partecipare alla lotta unitaria Israele-Palestina, le lotte della scorsa settimana

Durante la settimana i nostri attivisti hanno partecipato ogni giorno in tutto il paese alle manifestazioni ed alle veglie contro la guerra su Gaza, compresi i presidi mattinieri vicino l'aeroporto di Tel Aviv. Abbiamo distribuito nelle principali città migliaia di fotografie dei bambini di Gaza. Ci siamo uniti alle manifestazioni dei bambini e delle donne a Bil'in e Ni'ilin. Un'altra veglia è stata fatta all'ingresso del centro di reclutamento il giorno dopo che un altro compa-
gno è stato arrestato per resistenza al servizio di leva. E naturalmente anche le consolidate manifestazioni del venerdì contro il muro della separazione (e contro la guerra su Gaza) a Bil'in, Ni'ilin, Jayyous, ed Um Salmuna. Le forze di stato hanno continuato con le nuove misure di usare proiettili veri da 0,22 pollici sia a Bil'in, che Ni'ilin, e Jayyous. Sabato sera 17 gennaio abbiamo partecipato ad uno spezzone rosso&nero nella manifestazione settimanale contro la guerra a Gaza, indetta dalla coalizione contro la guerra.

Ecco l'appello per la manifestazione di mercoledì 14 davanti al centro di leva A sostegno delle obiettrici di coscienza israeliane Maya Yechieli-Wind e Raz Bar David-Veron Maya Yekhieli-Wind, una dei firmatari della lettera del movimento dei diplomati di scuola superiore (shministim) verrà rinchiusa questa mattina nella base militare di Tel Hashomer dove dichiarerà il suo rifiuto a prestare servizio militare in un esercito occupante, un esercito che ha bombardato ed ucciso centiinaia di persone nelle ultime2 settimane.

Maya verrà raggiunta dalla collega Raz Bar David-Veron che è in attesa della quinta
sentenza contro di lei per rifiuto a servire in un esercito di occupazione.

Ora più che mai dobbiamo mostrare che ci sono israeliani i quali si rifiutano di pren
dere parte alle atrocità che vengono commesse in nostro nome.

Mercoledì 14 gennaio alle 9.00 presso la base militare di Tel Hashomer, ci uniremo a Maya e Raz a sostegno del loro giusto rifiuto.

Due azioni mercoledì 14 con link video Protesta contro la guerra su Gaza vicino all'aeroporto di Sde su http://www.youtube.com/watch?v=itjmqcn0ZIw sostegno a Maya e Raz per il loro rifiuto su http://www.youtube.com/watch?v=ltzr4g3LHxA&feature=channel


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21 attivisti degli Anarchici Contro Il Muro incarcerati per il weekend

02.01.09
Incarcerati per le proteste contro gli attacchi su Gaza

Un mattiniero "teatro di strada" ha sorpreso la polizia di Tel Aviv e messo in scena un"quadro di morte" all'ingresso dell'aeroporto militare di Tel Aviv dove i piloti provenienti dabasi più lontane salgono sui "taxi dell'aria" per le loro quotidiane incursioni criminali. Su ri-chiesta della polizia, svergognata per la sua incapacità nel prevenire l'azione degli AnarchiciContro il Muro, di fronte all'accusa che gli arrestati propagandano la pace in tempo di guerra,il giudice ha emesso una sentenza di detenzione per il weekend.

Haaretz scrive:

Anarchici bloccano l'ingresso della base aerea per protestare contro gli attacchisu Gaza

21 militanti degli "Anarchici Contro Il Muro" sono stati arrestati venerdì mattinadopo che hanno bloccato l'ingresso della base militare area israeliana di Sde Dov a nord di Tel Aviv.I manifestanti, con maschere bianche e ricoperti di sangueposticcio si sono distesi sulla strada per simularsi morti. Hanno dichiarato di es-sere stati arrestati dopo che se n'erano già andati.

Ayala, uno dei manifestanti, ha detto che la protesta intendeva dimostrare ai pilo-ti dell'aviazione militare israeliana gli effetti delle loro incursioni su Gaza. "Lassùnel cielo a migliaia di metri di distanza, un pilota che preme un tasto può ignorareo dimenticare o non essere in grado di immaginarsi che in quel momento eglidiventa un killer di persone innocenti. Oggi siamo venuti qui per ricordarglielo".

(Da http://haaretz.com/hasen/spages/1052261.html)Video della manifestazione all'aeroporto Sdeh Dov (Tel Aviv): http://www.youtube.com/watch?v=WpeC7P-2LfU



Ilan Shalif
http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/
Anarchici Contro Il Muro
http://www.awalls.org
Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

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Arrestati 700 manifestanti israeliani contrari all’offensiva nella striscia di Gaza

Gordon, docente presso l'università Ben Gurion,

Circa 700 israeliani sono stati arrestati per aver manifestato contro le operazioni intraprese dal governo israeliano nella Striscia di Gaza, ha reso noto Neve Gordon, docente presso il dipartimento di studi sulla politica e il governo dell'università Ben Gurion del Negev, in Israele. "Questo è apertamente un atto di intimidazione da parte dello stato nei confronti di quanti non appoggiano questa guerra", ha aggiunto Neve Gordon, durante un'intervista condotta da Amy Goodman di Democracy Now!. Riguardo alle vittime israeliane Gordon ha spiegato: "Negli otto anni in cui i razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza, sono una ventina le persone che sono morte a causa dei razzi. Nello stesso arco di tempo, invece, circa quattromila israeliani sono morti a causa di incidenti stradali". Eppure, la motivazione alla base dell'attacco israeliano rimane quello dei razzi lanciati dalla Striscia di Gaza. "E noi in nome di questi venti morti ci sentiamo autorizzati a entrare nella Striscia di Gaza, bombardarli e uccidere 275 bambini". Gordon ha inoltre criticato le continue violazioni da parte di Israele del diritto internazionale. Autore del libro 'Israel's Occupation', il docente, nonostante condanni il lancio di razzi contro Israele, ha spiegato che: "dobbiamo capire che l'occupazione in sé è un atto di violenza 8[...] e che queste persone stanno facendo resistenza. Non sono d'accordo con il modo in cui stanno resistendo, ma è comunque una violenza che nasce contro la violenza esercitata da noi. E' assolutamente necessario che Israele cambi il proprio approccio al problema. L'unica soluzione è raggiungere la pace con la Siria, il Libano e il popolo palestinese".

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martedì 20 gennaio 2009

Un attivista palestinese ucciso dall'esercito israeliano a Ni'ilin domenica 26.12.08

Traduzione di un resoconto dell'assassinio a Ni'ilin di un componente di Anarchici Contro il Muro, scritto per l'organizzazione per i diritti umani, B'Tselem

"Domenica 28 dicembre 2008, c'è stata a Ni'ilin una manifestazione di protesta contro il massacro a Gaza. Molto rapidamente la manifestazione è diventata confronto in alcuni punti con l'esercito israeliano che sparava proiettili di gomma e gas da una parte e gli abitanti di Ni'ilin che invece lanciavano pietre contro i soldati.

Lo scontro più forte si è avuto alle porte del villaggio, vicino all'incrocio tra la strada 446 e la 4460, dove stava la maggior parte dei gendarmi. Un secondo focus era più a sud-est della 446 in un uliveto adiacente alle case del villaggio. La casa più periferica è praticamente in mezzo agli ulivi e lì sono iniziati gli scontri. I soldati da una parte dell'edificio e 15-30 giovani del villaggio dall'altra.

Io ero lì a circa 30-40 metri dai lanciatori di pietre.

Per un pezzo i soldati hanno usato gas e proiettili di gomma (che sono meno letali). Ad un certo momento, mi sono accorto - in base ala mia esperienza - che l'esercito aveva iniziato a sparare improvvisamente proiettili veri con armi non automatiche. Mi sono avvicinato ai giovani per dirgli del pericolo.

In quel momento i giovani erano saliti su un'alta catasta di pietre vicino all'edificio di fronte a 4-5 soldati che erano distanti appena 20 metri da loro e che stavano parlando tranquillamente tra loro dietro un muricciolo.

Era chiaro in base al loro comportamento che non erano in stato di all'erta. Gli spari di munizioni vere sono proseguiti per alcuni minuti.

Essendo in pericolo, dopo aver avvertito i giovani palestinesi del rischio, ho iniziato ad arretrare tenendo sempre in vista l'evolversi degli eventi. Dopo solo 5 metri uno dei manifestanti è stato colpito ad una gamba. Mi sono precipitato verso di lui insieme ad un altro. Lo abbiamo portato 15 metri più indietro, verso una squadra di paramedici lì presente. Dopo neanche 30 secondi abbiamo udito le urla per un'altra vittima. Sono tornato indietro, ma a metà strada ho visto 4 persone che portavano un corpo privo di sensi: una persona che era stata colpita alla schiena e che sembrava morta. Più tardi ho saputo che si chiamava Arafat Khawagha.

Ho guardato al luogo dove era stato colpito e ce n'era un altro colpito e privo di sensi. La gente intorno a lui urlava che era era stato colpito alla testa e che era morto. Poi ho saputo che era Muhamad Khawagha.

Il fuoco è continuato. La sua testa sanguinava copiosamente e chi lo stava trasportando era tutto macchiato di sangue.

Mi sono affrettato verso Arafat Khawagha ed ho dato il cambio ad uno dei portantini. Ho cercato di tenere ferma la sua spalla sinistra e la sua testa perché non ricevessero scosse. Anche la mia mano si è ricoperta di sangue e sono stato sostituito da un giovane. Non c'era nessuna ambulanza quando è stato portato via in un'auto. L'ambulanza è arrivata un minuto dopo ed ha portato gli altri e feriti all'ospedale di Ramallah.

Ripeto che l'uso di proiettili veri non è stato di breve durata e non è stato causato da una percezione di minaccia per la vita dei soldati, i quali hanno giustificato la loro reazione in questo modo. Gli spari veri sono durati alcuni minuti mentre i soldati erano al coperto e non in ritirata. Inoltre, vicinissimi a loro c'era una decina di guardie di frontiera che non si sono precipitati in loro soccorso a dimostrazione che non vi era nessun pericolo per la loro vita.

Infine, Arafat Khawagha è stato colpito alla schiena e ciò significa che egli voltava le spalle ai soldati e quindi non era in una posizione di minaccia nei loro confronti."

Anarchici Contro Il Muro
http://www.awalls.org

Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

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Ci sono anche le mani insanguinate dell'Europa sulla strage di Gaza

Centinaia di morti e migliaia di feriti sacrificati sull'altare dell'espansionismo sionista e del fondamentalismo.

In Europa i ministri degli esteri di tutti i paesi dell'Unione parlano di una reazione "esagerata" anche se "legittima" di Israele, ribaltando con un operazione degna dei più cinici prestigiatori la situazione reale facendo passare l'aggressore Stato di Israele per vittima.


Si continua a far finta di dimenticare che Gaza, una delle regioni più densamente abitate con circa un milione e mezzo di abitanti, di cui una buona metà composta da minori, è sottoposta da anni ad un embargo totale, compresi medicinali ed ogni bene di prima necessità. Embargo peraltro sostenuto da tutto il "civile" mondo occidentale e imposto da Israele e dall'intero occidente a Gaza in seguito alle elezioni vinte da Hamas grazie ad un sistema elettorale maggioritario con premio. Cosi come si fa finta di dimenticare che Hamas è stata in passato finanziata da Israele in chiave anti OLP.

E nonostante una tregua di 6 mesi l'embargo non è stato minimamente alleggerito e nessuno dei potenti occidentali ha nemmeno timidamente suggerito di allentarlo.

Lo Stato di Israele ha ripreso la sua strategia di controllo militare e vitale su Gaza e sulla Cisgiordania. In tutti gli inutili ed ipocriti proclami di volontà di pace europei si omette sistematicamente che Israele da 60 anni viola indisturbato innumerevoli risoluzioni dell'ONU e che continua ad occupare militarmente territori, con le colonie israeliane che si allargano giorno per giorno sulla terra dei palestinesi, costruendo muri che segregano villaggi interi, che continua a impedire a milioni di profughi di tornare nella loro terra, a sradicare uliveti e uccidere gli animali dei pastori, a umiliare quotidianamente chi tenta di passare da una parte all'altra dei muri della segregazione per lavorare, curarsi, andare a scuola.

Anzi si fa di più: si nasconde che la tregua è stata rotta dallo Stato israeliano il 4 novembre di quest' anno, quando il suo esercito ha ucciso un militante di Hamas di 22 anni.

Ma perché, al di la dei falsi ed ipocriti proclami pacifisti, questo appoggio incondizionato ad uno Stato così aggressivo e guerrafondaio da parte praticamente di tutte le maggiori potenze occidentali?

Gli USA si sa. Oltre all'importante alleanza strategico-territoriale che Israele rappresenta nell'area mediorientale per l'imperialismo americano, devono fare i conti con la forte lobby pro-Israele d'oltre Oceano, capace di influenzare pesantemente le scelte della politica estera statunitense. E quello che succede oggi sembra un chiaro avvertimento al neopresidente Obama. L'Europa, ritrovando in parte quell'unità d'intenti per le politiche d'oltre confine, si giocherà probabilmente la carta della diplomazia attiva, per rafforzare quel ruolo mediterraneo mai abbandonato e per ribadire agli USA che non possono fare da soli nel "mare nostrum".

E poi ci sono gli affari fatti con la vendita delle armi, e si sa che in questo gli Stati sono sempre pronti a nascondere con la scusa del "segreto di Stato" ed ad appoggiare le commesse delle industrie che producono armamenti e sistemi di supporto. Anzi in questo le industrie sono molto bipartisan, non disdegnando di vendere anche agli opposti contendenti, l'importante che abbiano i soldi per comprarle.

Ad esempio l'Italia, oltre ad essere uno dei migliori fornitori di armi dell'Iran o del Libano, fornisce da anni armamentario tecnologico per l'esercito israeliano, attraverso le commesse di imprese come la OTO-MELARA, la BERETTA, la BORLETTI, la SELENIA. Ma gli altri compari europei non sono da meno.

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Inoltre la Palestina, risulta essere cinicamente un ottimo terreno di sperimentazione delle nuove tecnologie di morte, sempre più specializzatesi negli scenari di "guerra urbana", a cui tutte le industrie d'armi sono interessate, nessuna esclusa, da quelle statunitensi e israeliane, a quelle inglesi, francesi, tedesche, italiane, ecc. ecc.

E così da anni in questa terra martoriata, dove uomini, donne e bambini sembrano non avere più futuro, schiacciati nella morsa dei giochi di guerra dei potenti, si sperimentano nuovi armamenti, dalle bombe a grappolo, ai proiettili di uranio impoverito; si studia l'efficacia degli UAV ( gli aerei senza pilota), in grado di lanciare micidiali missili teleguidati, si sperimentano i carri armati Achzarit, capaci di resistere alle mine terrestri, si testano i blindati Namer equipaggiati con i motori della statunitense Continental Motors o della tedesca MTU, si verificano l'efficacia di sistemi d'avanguardia come le italianissime protezioni aggiuntive e le torrette telecomandate montate sulle autoblinde Puma, si testano i fantastici sistemi da guerra robotica dell'Alenia, come lo Sky-X, primo sistema al mondo in grado di rifornire in volo un velivolo non pilotato.

Tutto ciò sulle spalle di un popolo da sempre utilizzato nelle contese tra Stati e non solo, usato anche cinicamente negli scontri politici tra le fazioni interne ad un medesimo Stato, come nel caso delle vicende politiche israeliane che registrano uno scontro elettorale sia all'interno della compagine governativa, tra il "falco" Kadima, fautore di azioni estreme, come l'evacuazione della striscia proposta dal deputato Yisrael Hasson, e le colombe laburiste, favorevoli a misure più moderate, che tra Kadima ed i superfalchi di Likud, sempre più spostati verso posizioni ultra oltranziste.

Certo non è che ci aspettiamo che gli Stati arabi e/o islamici facciano qualcosa, divisi come sono, o intenti a rafforzare il loro prestigio e la loro influenza nell'area, anche loro sulla pelle del popolo palestinese. Come da tempo fa l'Iran che utilizza la tragedia palestinese, pubblicizzandosi come unico baluardo nei confronti dell'odiato imperialismo americano, per porsi come potenza emergente nell'area.

Ma al di là delle congetture politiche internazionali la situazione della popolazione palestinese appare oggi con poche prospettive di raggiungere una soluzione che rispecchi la possibilità di una vita minimamente dignitosa sia dal punto di vista della sicurezza sociale che della garanzia del rispetto dei diritti minimi di sopravvivenza.

Forse oggi l'unica garanzia che il popolo palestinese possa avere, il più velocemente possibile, un minimo di respiro e di pace è che i predoni di ogni grandezza e provenienza, che si accalcano fisicamente o idealmente ai suoi confini o che speculano politicamente all'interno degli stessi, raggiungano un nuovo precario equilibrio.

Le uniche prospettive di reale emancipazione che possiamo intravedere in un futuro prossimo è che si accrescano e si estendano quelle pratiche di auto-organizzazione portate avanti in molti villaggi palestinesi, sorte dalla solidarietà tra i comitati popolari palestinesi e organizzazioni come gli Anarchici Contro il Muro, al cui interno operano internazionalisti provenienti da tutto il mondo e israeliani antisionisti, che costantemente combattono, con pratiche prevalentemente di resistenza pacifica, l'arroganza dei coloni israeliani e dell'esercito che li appoggia. E non è un caso che è proprio in questi villaggi che è stata scelta un'altra strada rispetto al militarismo di Hamas.

Noi come anarchici e libertari di classe continueremo a denunciare il colonialismo sionista, così come denunciamo tutti gli imperialismi ed i fondamentalismi oppressori della libertà e della dignità dei popoli. Continueremo a denunciare che intere schiere del proletariato mondiale soffrono l'oppressione e la miseria a causa degli scontri inter-imperialisti e dei cinici giochi politici dei potentati oligarchici locali, che divengono a loro volta pedine consapevoli o inconsapevoli nello scacchiere internazionale della contesa imperialista, sporco del sangue del proletariato.

Continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, sostenendo tutte quelle manifestazioni in embrione di auto-determinazione che hanno e che stanno caratterizzando la lotta di interi villaggi della Palestina, convinti che sarà solo liberandosi dalla malefica influenza di qualsiasi oligarchia statale o parastatale che i lavoratori e le lavoratrici potranno conquistare terreno verso una vita più dignitosa.


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giovedì 8 gennaio 2009

LIBERTÀ O LEGALITÀ

L’avviso orale con cui la Questura di Palermo ha intimidito e continua a intimidire Pietro Milazzo è un atto grave e inquietante che, senza nulla togliere alla doverosa solidarietà a Pietro, va ben al di là del suo caso personale, né è leggibile in chiave meramente personalistica, legato cioè al singolo individuo.

Grave e inquietante perché tali sono questi nostri tempi bui. L’impatto ancora da registrare appieno sulla economia reale dell’esplosione della “mongolfiera” finanziaria – così la tipicizzava Riccardo Petrella in un seminario palermitano una decina di anni orsono – inciderà sulla vita quotidiana di milioni di persone allargando ancor di più la forbice tra ricchi e poveri, tra chi ha e chi non ha, tra
chi accede a beni e servizi e chi sarà tagliato fuori.

Il degrado morale della società civile è un orizzonte che non colpisce “fatalmente” solo i paesi del terzo mondo avvitati in una spirale di violenza infinita, ma si abbatterà senza tanti veli di ipocrisia sulle nostre società, esaltando la forza
bruta e reattiva del razzismo diffuso, della volgarità culturale,
dell’imbarbarimento televisivo con cui tenere buone le masse, mentre la rivolta disperata di ogni banlieu incendierà le metropoli europee, da Parigi ad Atene.

Gli stati, indeboliti nella loro sovranità di fronte alla globalizzazione, si preoccupano di salvare gli interessi del capitalismo che li foraggia caricando i costi di queste operazioni sulle spalle dei lavoratori, degli studenti, dei precari, ecc. approfondendo così le divisioni e le disuguaglianze sociali ed economiche nel tentativo di garantire la pace sociale attraverso politiche caritatevoli e
sicuritarie che rafforzano e inaspriscono una biopolitica poliziesca di controllo “postfascistizzante”.

Del resto, le misure da stato di polizia, quali quelle rievocate dal Questore di Palermo nella motivazione dell’Avviso orale a Pietro, hanno sempre convissuto in modo carsico con gli istituti della democrazia, senza contraddizione ma come riserva da selezionare opportunisticamente ogni qualvolta si avverte la loro necessità, tanto da governi di centro-sinistra (Napoli 2001 e sentenza TAR Napoli 9587 del 2007), quanto da governi di centro-destra (Genova 2001 e relative sentenze su Bolzaneto e Diaz).

Ci sembra pertanto pericoloso e ingenuo scandalizzarsi per l’ovvio nesso autoritario tra lo stato di polizia e gli atti della magistratura in un contesto democratico sempre più formale-elettoralistico e sempre meno sostanziale-deliberativo – nel senso che nella politica dello spettacolo mediatico vengono meno le risorse culturali diffuse a tutti/e e a ciascuno idonee per una sana capacità di lettura, partecipazione e decisione intorno alla cosa pubblica: in tal senso va letto l’attacco al mondo della scuola e dell’università (pur con le innegabili responsabilità nel non aver mantenuto le promesse di reale accesso al sapere).

Solo Berlusconi finge di pensare a mo’ di propaganda che la magistratura sia rossa e schierata a fianco dei deboli. In realtà lo stato liberal-democratico è sin dall’inizio tutto “Law & Order”, grazie alla sinergia costitutiva e per nulla episodica di potere politico, ordine poliziesco e tutela giudiziaria.

La nozione di “individuo pericoloso”, riservata a Pietro Milazzo (e verrebbe da ridere se appunto la cosa non fosse grave e inquietante), risale alla psichiatria forense del XIX secolo e, come ci ricorda Foucault, è sempre stata tirata in ballo per ogni ragione di disciplina e di controllo.

Oggi lo stato di eccezione diventa politica quotidiana. Questo è il destino delle democrazie mature nel XXI secolo in ogni angolo del pianeta, né abbiamo il lusso di poter pensare che lo stato italiano possa sfuggire a tale dinamica.

Così come si rivela per quel che è sempre stato, ossia illusorio e fittizio, lo spazio pre-politico della mediazione del conflitto sociale, nel quale e col quale legare le tensioni sociali agli equilibri ballerini e mutevoli dei giochi infra-istituzionali, smorzando la radicalità di quella che un tempo si chiamava non a caso la questione sociale con le anime belle e impotenti di chi ancora crede al proprio ruolo di fedele servitore delle istituzioni volte al bene comune.

Illusorio e fittizio perché la politica delle e nelle istituzioni è chiamata a definire ciò che è bene comune in rapporto alla loro occupazione clientelare-affaristica, definendo quindi l’agenda politica di un ente locale, ad esempio,
non in base alle priorità dei problemi da risolvere, bensì in ragione delle più o meno misere prebende da spartire tra clan più o meno visibili.

Mediare in tali condizioni significa illudere e illudersi che la politica istituita possa miracolosamente farsi politica istituente, ossia diretta a dare soluzioni ai problemi dei cittadini e delle cittadine, mentre solo la pratica dell’autogoverno senza compromissioni con le autorità costituite può garantire una forza tale da costringere la politica a piegarsi ad agende costruite dal basso e non in luoghi invisibili. La situazione palermitana, e degli enti locali nella fattispecie, è
indicativa del divorzio inesorabile tra istituzioni e società, e adoperarsi per ricucirlo significa porsi nell’ambito pre-politico dell’ascesa carrieristica in questo o quel clan politico-affaristico della città e della regione, con legami im/previsti con la criminalità organizzata da sempre attivo parassita del vincente di turno.

Ci rendiamo conto che qualche riga non può esaurire una lettura più generale cui collegare l’affaire in cui è coinvolto, suo malgrado, Pietro Milazzo. Ma ci rendiamo altresì conto che tale affaire non può essere affrontato solo in termini lamentosi di una aspettativa democratica improvvisamente tradita o abusata da una autorità tutto sommato limitata come un banale questore di un capoluogo di regione meridionale. Al di là della doverosa difesa sul piano amministrativo-giudiziario che Pietro sceglierà di intraprendere, riteniamo doveroso rispondere in termini politici ad una situazione grave e inquietante, ribadiamo, che ha tutti i contorni per un caso politico da affrontare attraverso la costituzione, quanto meno a Palermo, di un Comitato politico di difesa che si ponga all’altezza della sfida lanciata alla città.

In tal senso, ci dichiariamo aperti a un confronto in questa prospettiva, convinti che gli spazi di libertà non siano a priori legali ma si strappano e si difendono con la tenacia e la resistenza di un corpo collettivo.

COORDINAMENTO ANARCHICO PALERMITANO

Palermo, gennaio 2009

Soldi, soldi, soldi, soldi per le missioni di guerra, soldi per produrre più armi.

riceviamo e postiamo da Mailing list Pace

Due note per ricordare che Finmeccanica vorrebbe individuare futuri
sistemi d'arma da sviluppare e produrre con i soci israeliani, e che nel
2006 il governo italiano aveva acquistato il sistema d'arma
missilistico fire-and-forget anticarro Spike di produzione israeliana.

http://www.esercito.difesa.it/root/equipaggiamenti/armi_ccar_spike.asp

Finmeccanica: interessata a progetti con società israeliane

Il gruppo italiano Finmeccanica (Milano: FNC.MI - notizie) guarda ancora
all'estero. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano israeliano The
Marker la società della difesa sarebbe interessata ad avviare progetti
insieme ad alcune delle maggiori industrie militari del Paese. Il
giornale cita tra i posisbili partner la Iai, la Rafael e la Elbit.
http://it.biz.yahoo.com/27112008/57/finmeccanica-interessata-progetti-societa-israeliane.html

MISSIONI ESTERO: PIU’ SOLDI PER AFGHANISTAN E IRAQ

(AGI) - Roma, 8 gen - Le missioni in Afghanistan ed Iraq fanno la parte
del leone nel decreto legge sui rifinanziamenti, varato dal Governo
Berlusconi e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La missione in
Afghanistan avra’ per i primi 6 mesi del 2009 242,4 milioni di euro(il
governo Prodi ne stanzio’ 168,8). Il decreto legge prevede anche una
nuova voce di spesa non prevista dal precedente Governo: 16,36 milioni
sono destinati (sempre per il primo semestre 2009) “all’impiego di
personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain e a Tampa per
esigenze connesse con le missioni in Afghanistan ed Iraq”.

Crescono di poco gli stanziamenti per la missione in Libano (192,1
milioni contro i 186 milioni del Governo Prodi). Piu’ soldi anche per i
Balcani (115,4 milioni contro i 92,5 del Governo Prodi). Sostanzialmente
invariati gli stanziamenti per Hebron e Rafah. Il decreto legge prevede
anche 8,7 milioni per la missione antipirateria in Somalia (con il
Governo Prodi questa missione ancora non c’era). Crescono di poco gli
stanziamenti per la cooperazione della Gdf in Libia contro
l’immigrazione clandestina (4,8 milioni contro i 4,1 del Governo Prodi).


mercoledì 7 gennaio 2009

Palestina-Israele, ulteriori news sugli Anarchici Contro Il Muro dalla zona di guerra

Sabato 3 gennaio 2009 23:36
by Ilan S. - AATW; ainfos; Maspen; Tel Aviv

Sabato 27.12.2008 manifestazione a Tel Aviv con video

http://www.youtube.com/watch?v=bB23y9WQOWE


Sabato 27 in risposta al bombardamento su Gaza c'è stata a Manhattan a New York una manfestazione solo poche ore dopo la nostra di Tel Aviv. "Una manifestazione oggi di fronte al consolato israeliano ----appena giunte le notizie della distruzione di Gaza- che ha visto tra 200 e 300 persone raggiungere New York City, e le comunità mettersi in azione. ---- Non volendo perdere tempo, un nutrito gruppo di attivisti israeliani si è unito nel pomeriggio alla manifestazione sotto il consolato. La maggior parte di loro si conosceva da manifestazioni precedenti, ma non si erano mai visti uniti sotto una stessa bandiera. Infatti sono militanti di Rompere il Silenzio, di Anarchici Contro Il Muro, di Combattenti per la restaurazione della Pace.
Oggi 3 gennaio, il giorno definito da un manifestante "il giorno più sanguinario dell'Intifada", gli Israeliani si sono ritrovati senza un'organizzazione in grado di dare una risposta immediata. Hanno chiamato così tutti i loro amici ed hanno inscenato un piccolo corteo dentro il traffico di Manhattan.
Domenica 4 gennaio, il gruppo spontaneo si unirà all'organizzazione palestinese Al-Awda con base a New York per marciare dal Rockefeller Center al consolato.
Si spera che le dimensioni del gruppo possano crescere oltre la ventina attuale e che la polizia mantenga un atteggiamento civile. I manifestanti israeliani sono stati confinati in una "gabbietta" (espressione della polizia), ma senza alcuna minaccia di arresti.
Pur essendo solo un quinto dei manifestanti in Israele, questi giovani attivisti hanno mantenuito la loro passione per la giustizia, portandola nel centro di New York con messaggi in ebraico e inglese".

DOMENICA 28 dicembre

I compagni di Anarchici Contro Il Muro arrestati sabato 27 dicembre mentre cercavano di fare un blocco stradale di fronte al ministero della guerra nel corso della grande manifestazione della sinistra radicale, sono stati rilasciati dietro cauzione e col divieto di avvicinarsi al luogo della manifestazione per 2 settimane (ancora un esempio della mite "democrazia per gli ebrei"). Tuttavia, quando alcuni di noi si sono uniti alle manifestazioni dei nostri partners palestinesi a Ni'ilin, il livello di repressione e salito. Nonostante i regolamenti militari vietino l'uso di munizioni vere quando ci sono degli israeliani nelle manifestazioni palestinesi, è successo che alcuni colpi veri siano stati sparati a Ni'ilin - con 4 palestinesi colpiti, di cui 2 morti.
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Qui sotto un frettoloso report sulle morti a Ni'ilin domenica 28-12-08 scritto per Human rights Btselem da un attivista degli Anarchici Contro Il Muro:
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In serata, alcune centinaia di persone hanno partecipato ad una veglia nel centro di Tel Aviv, pur in concomitanza con una piccola contromanifestazione di nazionalisti israeliani.

Dopo la veglia si è svolto un meeting allargato degli Anarchici Contro Il Muro, con la partecipazione di vari attivisti compresi esponenti della più ampia sinistra radicale
joining these of the wider radical left.

LUNEDI' 29 dicembre

I compagni si sono recati a Ni'ilin per partecipare al funerale di Arafat Khawagah colpito alla schiena durante la manifestazione di sabato 27 dicembre in solidarietà con Gaza.

Dopo aver appreso delle riunioni organizzative per le proteste in corso contro l'assalto su Gaza, lo Stato israeliano ha dichiarato la regione lungo il confine nord della striscia di Gaza in stato di emergenza, al fine di consentire all'esercito azioni preventive verso manifestazioni ed azioni dirette degli Anarchici Contro Il Muro.

Secondo indiscrezioni, l'obiettivo sarebbe quello di bloccare i media per non rendere di dominio pubblico esporre le manovre militari....

Alcuni compagni hanno partecipato ad una manifestazione di solidarietà con Aza nei sobborghi di Jafa a Tel Aviv
- dove sono concentrati quei palestinesi che non furono sfollati nel 1948.

video del funerale e degli scontri di lunedì 29.12.2008 su http://www.youtube.com/watch?v=SdamN9vNdxc

MARTEDI' 30 dicembre
In serata grande veglia nel centro di Tel Aviv con gruppo di percussionisti e microfono aperto con un massimo di circa 200 partecipanti.

MERCOLEDI' 31 dicembre
In pieno centro, un piccolo gruppo di 30 tried compagni ha dato i nostri "colori" alla notte di capodanno.
Foto della Marcia della Felice Guerra Nuova su: https://israel.indymedia.org/newswire/display/10096/ind...x.php

GIOVEDI' 1 gennaio 2009
Invito:
Attacco israeliano su Gaza, uccisi centinaia di palestinesi ed anche israeliani. Questo giovesì, primo gennaio, manifestazione di dissenso nelle strade di Tel Aviv con un Critical Mass contro l'occupazione per dire
"No!" alla guerra, "No!" all'assedio e "No!" all'occupazione israeliana della Palestina.
Vieni con noi in bicicletta, con i pattini, o con qualsiasi veicolo senza combustibile.

Almeno 40 compagni si sono ritrovati nel pomeriggio nella piazza del palazzo municipale. Una ventina i poliziotti presenti che ci stavano aspettando, lanciandoci avvertimenti che qualsiasi attvità organizzata - persino andare in bicicletta avrebbe comportato l'arresto ed anche la distruzione della bici.

Abbiamo deciso di ritrovarci in un altro posto - informando la maggior parte di quei partecipanti di cui potersi fidare. Abbiamo così fatto il critical mass contro la guerra su Gaza lungo il viale principale e lungo il corso.

foto su: https://israel.indymedia.org/newswire/display/10097/ind...x.php

VENERDI' 2 gennaio

Al mattino presto gli attivisti di ACIM hanno gabbato la polizia, bloccando per poco una strada e facendo teatro di strada con una morte simulata all'ingresso dell'aeroporto militare di Tel Aviv - da dove partono i voli per i bombardamenti quotidiani. 18 compagni sono stati arrestati e la polizia svergognata ha chiesto al giudice 3 giorni di carcere in quanto soggetti pericolosi perle investigazioni. Il giudice ha comminato una pena ridotta ai due giorni del weekend (fino a domenica mattina). Video sulla manifestazione a Tel Aviv (Sdeh Dov airport) del 2.1.2008 su http://www.youtube.com/watch?v=WpeC7P-2LfU

Comunicato stampa di AATW
*Die-in contro la guerra a Gaza*
*18 attivisti degli Anarchici Contro Il Muro sono stati arrestati questa mattina, mentre bloccavano l'ingresso dell'aeroporto militare di Sde Dov *

Foto su https://israel.indymedia.org/newswire/display/10099/ind...x.php

*I manifestanti si sono distesi all'ingresso della base e si sono finti morti per contestare il massacro di Gaza.*

Circa 20 attivisti di 'Anarchists Against the Wall' sono giunti oggi, venerdì mattina, alle 6, alla base aerea di Sde Dov, e ne hanno bloccato l'ingresso. Gli attivisti si sono distesi sulla strada fingendosi morti, vestiti di bianco e dipinti di rosso, per rappresentare il sangue dei tanti morti nelle strade di Gaza. Dopo 10 minuti tutti gli attivisti che hanno preso parte alla manifestazione sono stati arrestati.

Ayala, uno dei manifestanti, ha detto che la protesta intendeva dimostrare ai piloti dell'aviazione militare israeliana gli effetti delle loro incursioni su Gaza. "Lassù nel cielo a migliaia di metri di distanza, un pilota che preme un tasto può ignorare o dimenticare o non essere in grado di immaginarsi che in quel momento egli diventa un killer di persone innocenti. Oggi siamo venuti qui per ricordarglielo"

Dall'inizio della guerra ci sono stati 300 bombardamenti che hanno procurato la morte di 400 palestinesi, in gran parte civili. E' impossibile schierarsi contro il bombardamento di civili israeliani di Sderot senza essere anche contro il massacro dei cittadini di Gaza.

Le Leggi Internazioali di guerra obbligano ad evitare danni ai civili. I bombardamenti aerei israeliani sull'area intensamente abitata di Gaza non possono che colpire i civili e costituire quindi un crimine di guerra. Ogni pilota che bombarda Gaza, sgancia ordigni sulla popolazione civile ed è perciò un criminale di guerra.
Riferimenti

* http://awalls.org
* http://activestills.org

A causa dei troppi arresti del giorno 2 gennaio, abbiamo partecipato a ranghi ridotti alla manifestazione unitaria contro il muro solo a Jayyous - dove c'è stato un uso massiccio di gas- ed a Bil'in - dove sono stati usati nuovamente armi sperimentali a bassa intensità per il controllo di massa. Venerdì 2 gennaio a Bil'in, le forze di stato hanno ripetuto l'esperimento di armi acustiche e nuovi proiettili per non usare gas o proiettili di gomma, nonostante il massiccio lancio di pietre da parte dei giovani. Sembra che lo scopo principale per le forze di stato sia stato quello di prevenire danni al muro, come era successo nella manifestazione di domenica 28 dicembre contro la guerra a Gaza.

SABATO 3 gennaio

Durante la settimana sono stati diffusi appelli per la manifestazione di sabato a nome della coalizione delle organizzazioni contro la guerra a in Gaza - gli anarchici contro il muro erano presenti:

"Il massacro a Gaza continua. Centinaia sono i morti, migliaia i feriti, i raid aerei hanno provocato devastazioni profonde ed intere famiglie sono sfollate prive di casa.

I civili a sud di Israele sono tenuti in ostaggio da un governo che ne fa uso ed abuso. La distruzione e la morte d Gaza non danno loro nessun futuro, bensì ancora violenza ed uccisioni.

Venite alla protesta sabato 3.1.2009, a Tel aviv. Insieme ci faremo sentire:

Fermare il massacro! No all'assedio! Sì alla vita per entrambi i popoli!

In questi giorni bui, diffondiamo il nostro messaggio:

Ebrei ed Arabi si rifiutano di essere nemici!

Noi chiediamo: una piena tregua e di togliere l'assedio a Gaza ORA!

Incontro all'angolo di Frishman St. e Khen Boulevard alle 18:30

* Informazioni sui trasporti da altre località a breve.

Nota bene: Nelle settimana scorsa ci sono stati arresti di massa tra i nostri cittadini palestinesi in Israele che stavano esercitando il loro diritto democratico alla protesta. Sabato, alle 13.00, prima della manifestazione di Tel
Aviv, protesta di massa a Sakhnin presso l'Alto Comitato per gli Arabi di Israele contro il massacro a Gaza Cercate di esserci, la vostra presenza è essenziale!

In serata, dopo che l'Alta corte ha vietato alla polizia di interferire con il contenuto della manifestazione, migliaia di persone si sono radunate nella piazza principale- compreso molti che nel pomeriggio erano stati alla manifestazione a Sakhnin nel nord. Alcune centinaia di attivisti erano nello spezzono anarchico. I tamburi sono stati al centro del blocco anarchico per tutto il corteo. Le bandiere anarchiche e gli slogan sono stati presi di mira da elementi di destra lungo il percorso, ma senza creare disturbo più di tanto.
Related Link: http://ilanisagainstwalls.blogspot.com
Ilan Shalif (AAtW)
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

venerdì 2 gennaio 2009

CI SONO ANCHE LE MANI INSANGUINATE DELL'EUROPA SULLA STRAGE DI GAZA

Centinaia di morti e migliaia di feriti sacrificati sull'altare dell'espansionismo sionista e del fondamentalismo.


In Europa i ministri degli esteri di tutti i paesi dell’Unione parlano di una reazione “esagerata” anche se “legittima” di Israele, ribaltando con un operazione degna dei più cinici prestigiatori la situazione reale facendo passare l'aggressore Stato di Israele per vittima.

Si continua a far finta di dimenticare che Gaza, una delle regioni più densamente abitate con circa un milione e mezzo di abitanti, di cui una buona metà composta da minori, è sottoposta da anni ad un embargo totale, compresi medicinali ed ogni bene di prima necessità. Embargo peraltro sostenuto da tutto il “civile” mondo occidentale e imposto da Israele e dall’intero occidente a Gaza in seguito alle elezioni vinte da Hamas grazie ad un sistema elettorale maggioritario con premio. Cosi come si fa finta di dimenticare che Hamas è stata in passato finanziata da Israele in chiave anti OLP.

E nonostante una tregua di 6 mesi l’embargo non è stato minimamente alleggerito e nessuno dei potenti occidentali ha nemmeno timidamente suggerito di allentarlo.

Lo Stato di Israele ha ripreso la sua strategia di controllo militare e vitale su Gaza e sulla Cisgiordania. In tutti gli inutili ed ipocriti proclami di volontà di pace europei si omette sistematicamente che Israele da 60 anni viola indisturbato innumerevoli risoluzioni dell’ONU e che continua ad occupare militarmente territori, con le colonie israeliane che si allargano giorno per giorno sulla terra dei palestinesi, costruendo muri che segregano villaggi interi, che continua a impedire a milioni di profughi di tornare nella loro terra, a sradicare uliveti e uccidere gli animali dei pastori, a umiliare quotidianamente chi tenta di passare da una parte all'altra dei muri della segregazione per lavorare, curarsi, andare a scuola.
Anzi si fa di più: si nasconde che la tregua è stata rotta dallo Stato israeliano il 4 novembre di quest’ anno, quando il suo esercito ha ucciso un militante di Hamas di 22 anni.

Ma perché, al di la dei falsi ed ipocriti proclami pacifisti, questo appoggio incondizionato ad uno Stato così aggressivo e guerrafondaio da parte praticamente di tutte le maggiori potenze occidentali?

Gli USA si sa. Oltre all’importante alleanza strategico-territoriale che Israele rappresenta nell’area mediorientale per l’imperialismo americano, devono fare i conti con la forte lobby economica degli ebrei d’oltre Oceano, capace di influenzare pesantemente le scelte della politica estera statunitense. E quello che succede oggi sembra un chiaro avvertimento al neopresidente Obama.

L’Europa, ritrovando in parte quell’unità d’intenti per le politiche d’oltre confine, si giocherà probabilmente la carta della diplomazia attiva, per rafforzare quel ruolo mediterraneo mai abbandonato e per ribadire agli USA che non possono fare da soli nel “mare nostrum”.

E poi ci sono gli affari fatti con la vendita delle armi, e si sa che in questo gli Stati sono sempre pronti a nascondere con la scusa del “segreto di Stato” ed ad appoggiare le commesse delle industrie che producono armamenti e sistemi di supporto. Anzi in questo le industrie sono molto bipartisan, non disdegnando di vendere anche agli opposti contendenti, l’importante che abbiano i soldi per comprarle.
Ad esempio l'Italia, oltre ad essere uno dei migliori fornitori di armi dell’Iran o del Libano, fornisce da anni armamentario tecnologico per l’esercito israeliano, attraverso le commesse di imprese come la OTO-MELARA, la BERETTA, la BORLETTI, la SELENIA. Ma gli altri compari europei non sono da meno.

Inoltre la Palestina, risulta essere cinicamente un ottimo terreno di sperimentazione delle nuove tecnologie di morte, sempre più specializzatesi negli scenari di “guerra urbana”, a cui tutte le industrie d’armi sono interessate, nessuna esclusa, da quelle statunitensi e israeliane, a quelle inglesi, francesi, tedesche, italiane, ecc. ecc.
E così da anni in questa terra martoriata, dove uomini, donne e bambini sembrano non
avere più futuro, schiacciati nella morsa dei giochi di guerra dei potenti, si sperimentano nuovi armamenti, dalle bombe a grappolo, ai proiettili di uranio impoverito; si studia l'efficacia degli UAV ( gli aerei senza pilota), in grado di lanciare micidiali missili teleguidati, si sperimentano i carri armati Achzarit, capaci di resistere alle mine terrestri, si testano i blindati Namer equipaggiati con i motori della statunitense Continental Motors o della tedesca MTU, si verificano l’efficacia di sistemi d’avanguardia come le italianissime protezioni aggiuntive e le torrette telecomandate montate sulle autoblinde Puma, si testano i fantastici sistemi da guerra robotica dell’Alenia, come lo Sky-X, primo sistema
al mondo in grado di rifornire in volo un velivolo non pilotato.

Tutto ciò sulle spalle di un popolo da sempre utilizzato nelle contese tra Stati e non solo, usato anche cinicamente negli scontri politici tra le fazioni interne ad un medesimo Stato, come nel caso delle vicende politiche israeliane che registrano uno scontro elettorale sia all’interno della compagine governativa, tra il "falco" Kadima, fautore di azioni estreme, come l'evacuazione della striscia proposta dal deputato Yisrael Hasson, e le colombe laburiste, favorevoli a misure più moderate, che tra Kadima ed i superfalchi di Likud, sempre più spostati verso posizioni ultra oltranziste.

Certo non è che ci aspettiamo che gli Stati arabi e/o islamici facciano qualcosa, divisi come sono, o intenti a rafforzare il loro prestigio e la loro influenza nell’area, anche loro sulla pelle del popolo palestinese. Come da tempo fa l’Iran che utilizza la tragedia palestinese, pubblicizzandosi come unico baluardo nei confronti dell’odiato imperialismo americano, per porsi come potenza emergente nell’area.

Ma al di là delle congetture politiche internazionali la situazione della popolazione palestinese appare oggi con poche prospettive di raggiungere una soluzione che rispecchi la possibilità di una vita minimamente dignitosa sia dal punto di vista della sicurezza sociale che della garanzia del rispetto dei diritti minimi di sopravvivenza.
Forse oggi l’unica garanzia che il popolo palestinese possa avere, il più velocemente possibile, un minimo di respiro e di pace è che i predoni di ogni grandezza e provenienza, che si accalcano fisicamente o idealmente ai suoi confini o che speculano politicamente all'interno degli stessi, raggiungano un nuovo precario equilibrio.

Le uniche prospettive di reale emancipazione che possiamo intravedere in un futuro prossimo è che si accrescano e si estendano quelle pratiche di auto-organizzazione portate avanti in molti villaggi palestinesi, sorte dalla solidarietà tra i comitati popolari palestinesi e organizzazioni come gli Anarchici Contro il Muro, al cui interno operano internazionalisti provenienti da tutto il mondo e israeliani antisionisti, che costantemente combattono, con pratiche prevalentemente di resistenza pacifica, l'arroganza dei coloni
israeliani e dell'esercito che li appoggia. E non è un caso che è proprio in questi villaggi che è stata scelta un'altra strada rispetto al militarismo diHamas.

Noi come anarchici e libertari di classe continueremo a denunciare il colonialismo sionista, così come denunciamo tutti gli imperialismi ed i fondamentalismi oppressori della libertà e della dignità dei popoli. Continueremo a denunciare che intere schiere del proletariato mondiale soffrono l'oppressione e la miseria a causa degli scontri inter-imperialisti e dei cinici giochi politici dei potentati oligarchici locali, che divengono a loro volta pedine consapevoli o inconsapevoli nello scacchiere internazionale della contesa imperialista, sporco del sangue del proletariato.

Continueremo ad appoggiare le lotte e gli atti di solidarietà nei confronti del popolo palestinese, sostenendo tutte quelle manifestazioni in embrione di auto-determinazione che hanno e che stanno caratterizzando la lotta di interi villaggi della Palestina, convinti che sarà solo liberandosi dalla malefica influenza di qualsiasi oligarchia statale o parastatale che i lavoratori e le lavoratrici potranno conquistare terreno verso una vita più dignitosa.




Federazione dei Comunisti Anarchici
Zabalaza Anarchist Communist

Filmato relativo alle iniziative antirazziste del 28 dicembre 2008 a Trapani

Riceviamo e postiamo questo documento da parte del Coordinamento per la Pace di Trapani

" Segnaliamo che sul nostro sito internet è possibile prendere visione del filmato relativo alle iniziative antirazziste del 28 dicembre 2008 a Trapani nel nono anniversario del tragico rogo del CPT "Serraino Vulpitta" in cui persero la vita sei immigrati.
Si tratta di un documento tanto importante quanto drammatico perché restituisce fedelmente, attraverso la loro viva voce, le istanze di solidarietà e libertà degli immigrati attualmente reclusi nella struttura trapanese giudicata, ancora una volta, del tutto invivibile.

Il filmato, diviso in tre parti, è consultabile a questo indirizzo:

http://coordinamentoperlapacetp.wordpress.com/


Documento sulla manifestazione



Coordinamento per la Pace - Trapani "




Palestina-Israele, lotte unitarie degli Anarchici Contro il Muro venerdì 26 e sabato 27 dicembre 2008


category mashriq / arabia / iraq | community struggles | news report author Sabato 27 Dicembre, 2008 22:49author by Ilan S. - AAtW; ainfos; Matspen;author address Tel Aviv Report this post to the editors

Bil'in, Ni'ilin, Umm Salamuna eTel Aviv


Questa settimana focus sulle manifestazioni del venerdì contro il muro della separazione a Bil'in (la n° 201), a Ni'ilin (siamo all'ottavo mese) ed a Umm Salamuna (siamo ormai vicini ai due anni di lotta). Alcuni compagni che non hanno potuto partecipare alle manifestazioni nelle aree palestinesi sono rimasti a Tel Aviv dove hanno preso parte alla manifestazione organizzata dalla coalizione della sinistra radicale per protestare contro l'attacco isareliano su Gaza. A mezzogiorno di venerdì 26 vicino al blocco stradale alla periferia di Ni'ilin, c'è stata un'altra manifestazione - quella dei giovani del partito Likud (probabilmente quello che governerà Israele dopo le elezioni di Febbraio) che era stata ampiamente promossa dai media durante la settimana. I giovani del Likud manifestavano contro gli Anarchici Contro Il Muro (AAtW) ad i Palestinesi che fanno dannare le forze di Stato israeliane nelle manifestazioni contro il muro della separazione.

BIL'IN

Alla manifestazione di Bil'in sono stati 4 i temi toccati: quello del nuovo anno nella rappresentazione di un simpatico Santa Claus; quello scritto su un cartello che diceva: "Con i Shministim di Israele", cioè con l'iniziativa degli studenti diplomati delle scuole superiori che si dichiarano refuseniks totali contro il servizio di leva - dei quali quasi tutti hanno partecipato alle manifestazioni contro il muro e control'occupazione militare a Bi'lin.

Gli altri temi sono stati espressi soprattutto con gli slogan.

Di seguito un estratto dal report di Eyad Burnat del comitato popolare di Bil'in:
"Santa Clause contro il muro a Bil'in
Venerdì 26\12\2008 - Dopo la preghiera del venerdì, gli abitanti di Bil'in si sono messi in marcia con gli attivisti internazionali ed i pacifisti israeliani. Con le bandiere palestinesi al vento e con striscioni contro l'occupazione israeliana. La protesta di oggi era dedicata alla solidarietà con le famiglie palestinesi rinchiuse nelle prigioni israeliane, specialmente la famiglia di Juma'a Muosa e quella di Ahmad Sa’dat e Ofers. Il Comitato Popolare ha condannato la violenza contro i detenuti all'interno delle prigioni israeliane.

I manifestanti hanno marciato cantando slogan e lanciando appelli ai giovani israeliani perchè si rifiutino di fare il servizio militare. Condannati anche gli arresti dei refuseniks israeliani e richiesto il loro rilascio."
UMM SALAMUNA

A Umm Salamuna la manifestazione ha visto la eccellente partecipazione di circa 200 palestinesi provenienti dalle aree meridionali della regione.

Qui sotto un appello dopo l'attacco di Israele su Gaza:
TEL AVIV

OGGI FERMIAMO LA GUERRA
CINEMATEQUE SQUARE, TEL AVIV
18:00 - MEETING PUBBLICO DI EMERGENZA, APERTO A TUTTI GLI ATTIVISTI ED ALLA POPOLAZIONE TUTTA
19:30 - MARCIA E MANIFESTAZIONE DI PROTESTA
Circa un migliaio di attivisti della coalizione contro l'occupazione si sono concentrati nella Piazza della Cinemateca. Siccome centinaia di poliziotti presidiavano gli accessi al centro della città, ci siamo diretti verso la sede del Ministero della Guerra. Siamo rimasti lì in presidio per 3 ore scandendo slogan Alcuni Anarchici Contro Il Muro che hanno tentato di fare un blocco stradale sono stati arrestati.

Related Link: http://awalls.org
Ilan Shalif (AAtW)
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

giovedì 1 gennaio 2009

UNA GOCCIA NELL’OCEANO.

Il 16 dicembre 2008, come realtà antagoniste e libertarie abbiamo promosso, insieme all’Assemblea degli studenti di Sociologia e Scienze della Comunicazione in mobilitazione, una delle pochissime iniziative che quest’anno, in Italia, abbiano ricordato la Strage di Stato.

Riteniamo senz’altro preoccupante questo dato: mai come nel 2008 Piazza Fontana, l’assassinio di Pinelli e la prigionia di Valpreda sono stati dimenticati anche negli ambiti che dicono di non riconoscersi in questo presente fatto di sfruttamento e di autoritarismo.

E’ come se, pur criticando in continuazione le mistificazioni dei media mainstream, in fondo se ne subisse il gioco.

Non dovrebbe sfuggire, infatti, che da anni le televisioni e la grande stampa hanno scelto di non parlare di ciò che accadde nel dicembre del 1969, salvo rare e sbrigative riprese. Si vuole cancellare il ricordo collettivo di uno dei momenti rivelatori della vera natura della Repubblica Italiana.

L’assemblea svoltasi a Sociologia il 16 dicembre, però conferma che se si prova a rompere con la cappa di silenzio imposta dall’alto, i risultati si ottengono.

Lo dimostra la cospicua partecipazione di giovani, protagonisti di quel movimento dell’Onda che è stato, in questi mesi, il principale segnale di superamento di quella passività sociale che ha imperato nei primissimi mesi del governo Berlusconi.

Lo rivela, inoltre, la piega presa dal dibattito, per nulla risolto nella mera commemorazione. Si è discusso dei mezzi che lo Stato ha usato contro la più radicale stagione conflittuale del dopoguerra e si è riflettuto su come la “sospensione dello Stato di diritto” rappresenti una costante nella storia italiana. Al pari, a partire dagli anni ’70, della continua trasformazione di ogni questione sociale in emergenza, da affrontare con strumenti repressivi eccezionali.

Nella consapevolezza che stiamo parlando di una goccia nell’Oceano, intendiamo proseguire il lavoro iniziato con la assemblea del 16 dicembre.

In questo senso, ci impegneremo nella realizzazione di un opuscolo sulla strage di Stato, nel segno della ricostruzione puntuale degli eventi e della restituzione dei loro nessi con l’oggi. Il presupposto da cui si parte è che uno strumento agile e di potenziale, larga diffusione possa essere utile per il 2009, per un quarantennale della Strage che auspichiamo coincida con una riappropriazione collettiva di una memoria sempre più negata.

Roma, 1 gennaio 2009



Centro Documentazione Anarchica – Libreria Anomalia; Corrispondenze Metropolitane; Federazione dei Comunisti Anarchici; Laboratorio Sociale “La Talpa”; Unione Sindacale Italiana – Ait.

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