domenica 7 giugno 2009

Considerazioni a proposito delle "candidate".

I recenti fatti di cronaca sulle presunte (?) avventure galanti del Berluscapapi e della scelta , poi in parte ripensata , di candidare le “veline” al Parlamento europeo, ci fa riflettere sullo stato in cui versa parte della politica italiana e sulla considerazione che il Pdl o “Partito dei leccaculi” di Berlusconi ha delle istituzioni europee o nazionali e delle donne in generale.

Con l’avvento della televisione commerciale abbiamo assistito alla lenta ma graduale “mutazione genetica” del genere femminile. Se prima era possibile vedere delle donne teste pensanti condurre programmi anche noiosi o un po’ scemi, lentamente il video si è riempito di tette, culi, labbroni siliconati, cosce sempre in vista a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per la televisione e alcuni pseudo giornali le donne cessano di essere persone per ridiventare corpi da esibire sulle copertine per vendere più copie ( cosa non si fa per il profitto !). Le donne reali spariscono o appaiono solo in spezzoni di vita reale, tenute in un cono d’ombra che non influenza la pseudo-realtà che i mass media vogliono presentare.


Il femminismo degli anni 70’ lottava contro l’idea della donna oggetto e attraverso le sue lotte e la rivoluzione culturale che da esse scaturiva scardinava i meccanismi su cui si erano basati il mondo patriarcale e la cultura maschilista imperante. Dagli anni 80’ in poi si è avuto un lento ma progressivo attacco alle conquiste fatte dalle donne e al riaffermarsi dell’ idea di donna come corpo, più di plastica che naturale.

Quest’idea ha invaso e pervaso tutti i programmi televisivi, creando nelle giovani donne l’idea pericolosa che per avere successo nella vita e affermare sé stesse fosse necessario sottoporsi a sedute di chirurgia plastica e rendere qualche servizietto di natura sessuale a tutti quelli in grado di spalancare loro le porte del paradiso televisivo.

Dopo le ultime elezioni nazionali, le aspirazioni delle ragazze carine e disponibili si sono allargate alla politica.

Un seggio in parlamento, europeo o nazionale , non importa. La politica è diventata glamour. Del resto si guadagna molto bene, basta ubbidire alle regole del padre-padrone, si lavora pochissimo e, diciamo la verità, sempre meglio che farsi sfruttare a progetto in un call center, se va bene, o restare disoccupate.


Il prezzo da pagare è quello di sempre, basta saperci fare.


Ma la televisione o i giornali di gossip non sono la vita reale, anche se essi la influenzano pesantemente.

Le donne reali, ogni giorno, devono lottare, mediare, soffrire, sopportare per affermare i loro diritti nei posti di lavoro e in famiglia. In particolare , le donne italiane sono quelle che stanno peggio in Europa. Sono quelle che risentono più pesantemente della crisi economica: le prime ad essere licenziate, le ultime ad essere assunte.
Le donne reali si dimostrano le più brave nei posti di lavoro, nella ricerca scientifica, nella scuola.. Questa bravura fa indispettire i maschi, gelosi della nuova concorrenza che devono fronteggiare. Lo si vede già nelle scuole: branchi di ragazzini demotivati che violentano le compagne di classe. L’odio per le donne nasce dalla frustrazione profonda che il maschio non riesce né a gestire né a controllare.
La società capitalista fallimentare crea individui frustrati e rancorosi che sfogano il loro malessere contro le donne, gli immigrati, i barboni, gli handicappati, tutti esseri considerati inferiori.

I manipolatori delle coscienze agiscono in modo tale da dividere coloro che per status sociale e di subalternità dovrebbero essere alleati naturali contro che li sfruttano e li opprimono.

La tattica romana del “divide et impera” funziona sempre egregiamente. I guasti terribili provocati dal consumismo di massa sono sotto gli occhi di tutti.

La crisi economica che morde con violenza i settori più deboli della società, paradossalmente invece di creare alleanze tra i più diseredati e spingerli a rivoltarsi contro i responsabili delle loro vite disgraziate, li allontana ancora di più, li rende nemici.

In tutto questo bailamme non stupisce che tante ragazze, vittime dei falsi miraggi della società dell’immagine e della cultura dominante che attribuisce valore alle donne solo se giovani, carine e disponibili a soddisfare il desiderio maschile, siano disposte a tutto pur di guadagnarsi un posto al sole, spesso spinte anche dalle famiglie.

(Agghiacciante il caso di quel padre che voleva darsi fuoco perché qualcuno non aveva mantenuto la promessa di candidare sua figlia alle prossime elezioni europee).

Del resto spesso l’esempio di donne reali che tante di queste giovani donne hanno è quello di madri stanche, umiliate e sfibrate da esistenze grame, vittime , in molti casi della violenza fisica o psicologica di mariti rozzi e brutali.

Vuoi mettere il confronto con il binomio velina-calciatore? Qui non si vuole giustificare nessuno né si intende fare del facile vittimismo.

La colpa dello scollamento e del deteriorarsi dei rapporti umani, il brusco ritorno ad un passato che si riteneva finito per sempre è da attribuirsi anche alle stesse donne.

In particolare alle cosiddette donne di potere che ben poco hanno fatto per cambiare lo status quo.

E non si capisce il lamentoso appellarsi al voto femminile, se poi questo finisce col favorire gli uomini visto che quasi tutte le donne di partito si limitano a fare le vestali dei maschi padroni. Ennesima dimostrazione del fallimento totale della democrazia rappresentativa che non rappresenta nessuno se non i diritti dei più forti ed il perpetuarsi dei privilegi di una classe parassitaria.

Gli attacchi continui alla libera determinazione delle donne fatti dalla chiesa cattolica e dal ceto politico ad essa subalterna, sono una dimostrazione lampante che la storia non è affatto finita, come teorizzato da Francis Fukuyama, ma essa irrompe continuamente nella vita di tutti i giorni, portando con sé gioie e dolori, sconfitte e delusioni.

Il problema è sempre lo stesso, sotto qualsiasi latitudine, in qualsiasi regime politico, finchè le donne non capiranno e non troveranno dentro di sé la voglia ed il coraggio di ribellarsi ad una società ingiusta ed opprimente che le vuole tenere soggiogate , umiliando la loro fisicità ingombrante, coprendole o scoprendole, la questione femminile rimarrà irrisolta.

Solo una rivoluzione culturale che investa tutti gli aspetti della società,dai rapporti di coppia , all’abolizione delle classi sociali, alla creazione di rapporti in linea orizzontale tra tutti gli esseri umani, solo una rivoluzione realmente libertaria potrà aiutare le donne e tutti gli esseri umani oppressi a liberarsi dalle catene che li tengono legati ad un sistema oppressivo e disumano.

Una Individualità Anarchica Siciliana

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