domenica 7 giugno 2009

LAVORO E MORTE.



In un cantiere di lavoro si è sempre in guerra. Si è in guerra col compagno incapace perché ti rallenta, con quello che parla sempre perché ti distrae e ti infastidisce, con chi tenta sempre e comunque di fare il furbo lavorando meno di te perché non si può fare anche il suo lavoro, con l’infame che riporta tutto al superiore perché si rischia qualche richiamo, con il capo squadra perché rompe continuamente e non ti lascia respirare un attimo.


Ma mai, mai si è in guerra con il padrone, mica si è scemi. Si perché, il padrone ti da la possibilità di lavorare, di riscattarti e poco importa se ti da un salario da fame, se si trattiene dalla tua busta paga gli assegni familiari, la tua cassa edile o altro ancora.


Poco importa se rischi, sistematicamente ogni giorno, la tua vita perché bisogna risparmiare sulla sicurezza in nome della produzione e del profitto. E tutto questo spesso accade anche se hai la fortuna di avere un lavoro regolare. Mentre se lavori in nero, come avviene nella maggior parte dei luoghi di lavoro al sud, lì è “normale” che tutto ciò accada, è scontato.


Ed il problema principale è che tutti sanno, e tutti fanno finta di non vedere.


In un cantiere di lavora si è sempre in guerra e come tutte le guerre ci sono sempre dei morti, solo che a cadere. . . sono gli operai.

F.sco63

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